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Manovra: Confcooperative, mancano 5.600 centri antiviolenza

I loro servizi per le donne siano inseriti tra i Lea

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 24 NOV - "Riconoscere tra i Lea (Livelli essenziali di assistenza) i servizi di accoglienza, protezione e tutela garantiti dai centri antiviolenza così che ogni donna vittima di abusi possa trovare risposte concrete e immediate in ogni parte d'Italia". È la richiesta che la vicepresidente di Confcooperative e presidente della Commissione dirigenti cooperatrici, Anna Manca, ha lanciato questa mattina nel corso della presentazione dei risultati di #fattisentirecontrolaviolenza, la campagna di comunicazione di Confcooperative contro la violenza di genere.
    La convenzione di Istanbul prevede un centro antiviolenza ogni 10.000 abitanti quindi, in Italia dovrebbero esserne attivi almeno 6.000, calcola Manca, ma sono solo attivi 350 centri violenza e 366 case rifugio. "Numeri che segnano una distanza abissale dall'obiettivo della Convenzione. Un ritardo - aggiunge Manca - che dobbiamo colmare velocemente destinando risorse adeguate per arginare un fenomeno che va combattuto con forza.
    Bene l'aumento di risorse previsto dalla ministra alla Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Roccella".
    "Le cooperative sono impegnate nei territori con azioni di contrasto alla violenza e per l'affermazione della parità di genere", dice il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini ricordando che entro metà 2026, le grandi società quotate nell'Ue dovranno avere donne in almeno il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e nel 33% dei posti di amministratore. "In Italia la media delle imprese si attesta sotto il 17%, le cooperative sono sopra il 26%. C'è ancora tanto da fare, noi siamo in prima linea", sottolinea. (ANSA).
   

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