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Gb: rapporto denuncia maschilismo City, poche donne top manager

Più parità nei cda, ma meno progressi che in altri settori

Redazione Ansa

(ANSA) - LONDRA, 07 NOV - E' l'accesso nelle stanze dei bottoni del business - dalla finanza all'industria che conta - il vero soffitto di cristallo da infrangere per le donne del Regno Unito (e non solo del Regno Unito). Lo conferma un rapporto indipendente presentato oggi che denuncia la City come una sorta di retroguardia sul fronte della parità di genere, in un Paese che pure - regina a parte - in politica ha avuto negli ultimi decenni tre donne a capo del governo; e rileva una carenza di presenze femminili nelle posizioni da top manager bollata in proporzione come tuttora "spaventosa".
    L'incremento della cooptazione di donne nei consigli di amministrazione della grandi aziende c'è stato, fino a quasi un 40% del totale di quelle quotate al vertice della borsa di Londra dall'indice FTSE 100. Ma non si riflette neppure lontanamente "nei ruoli esecutivi" più importanti, a iniziare da quelli da amministratore delegato (in inglese ceo, chief executive officer), si legge nel testo del rapporto realizzato dalla società di consulenza EY in collaborazione con la Cranfield University. In totale le donne ceo sono al momento solo 8, sul ponte di comando delle major, e le presidenti non più di 18. "La nostra ricerca mostra che un numero crescente d'aziende si è posto l'obiettivo di dare maggiore rappresentanza alle donne, ma che nel complesso il traguardo di una vera parità di genere per riequilibrare il peso tra chi ha influenza e gestisce il potere resta miseramente lontano", ha affermato Alison Kay, managing partner del servizio clienti di EY UK.
    Fra i segnali positivi, vengono evidenziate comunque le nomine recenti di tre donne quali amministratrici delegate e numeri uno di altrettanti colossi quotati a Londra: Alison Rose alla testa di NatWest (settore bancario), Emma Walmsley di GlaxoSmithKline (farmaceutico) e Alison Brittain di Whitbread (alberghi). (ANSA).
   

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