(ANSA) - ROMA, 24 SET - Una legge "essenziale", primo e
indispensabile volano per ridurre il gap di genere. Ed ora, a
distanza di quasi 10 anni dalla prima approvazione della legge
Golfo-Mosca sulle quote rosa, sono necessarie nuove azioni
affinchè si possa parlare di vera inclusione e compiere i
passaggi necessari ad abbattere il divario di genere tra uomo e
donna. A fare il punto sull'oggi e fornire spunti per il
futuro un gruppo di importanti voci femminili nel mondo delle
imprese e delle istituzioni in 'La donna in azienda a 10 anni
dalle quote rosa, come è cambiata la governance delle imprese in
Italia, come cambierà nei prossimi anni' , un incontro
organizzato dall' agenzia ANSA e trasmesso in streaming su
Ansa.it e su tutti i canali social dell'Agenzia. A confrontarsi
Nadia Linciano, responsabile Ufficio studi economici Consob, la
presidente di Valore D Paola Mascaro, l'amministratrice delegata
di Msd Italia Nicoletta Luppi, la board advisor coach e
formatrice Anna Zanardi Cappon, con la moderazione del direttore
dell'ANSA Luigi Contu e un intervento dell'amministratore
delegato dell'Agenzia Stefano De Alessandri.
La legge Golfo-Mosca che ha introdotto, dal 2012, una
rappresentanza minima di donne portata al 40% nel decreto
fiscale collegato all'ultima Legge di Bilancio, è stata
"efficace e necessaria", ha affermato la responsabile
dell'unità di ricerca della Consob, Nadia Linciano. "Nel 2010 la
presenza delle donne nei cda arrivava al 7% e soltanto il 44%
delle aziende aveva almeno una donna nel consiglio. Per effetto
dell'applicazione della legge Golfo-Mosca, a partire dal 2012
siamo arrivate al 100% delle società quotate con almeno una
donna nel board e una rappresentanza femminile del 36%".
Così l'Italia ha raggiunto i Paesi più avanzati nell'Unione
europea per le quote rosa nei cda, ma a questo non ha seguito
una diffusione della parità a tutti i livelli aziendali. Sono
donne solo il 12% dei capi azienda e il 18% degli alti
dirigenti. Il tasso di occupazione femminile è del 56,2%, il
terzultimo in Europa prima di Macedonia e Turchia. E le
lavoratrici guadagnano, in media, il 5% in meno degli uomini.
"Alcuni progressi sono stati fatti, ma manca ancora di fatto un
cambiamento culturale", spiega la presidente dell'associazione
di imprese Valore D, Paola Mascaro. "Per questo serve tempo, ma
anche politiche di inclusione con strumenti misurabili che
aiutino il processo di miglioramento. Così, spiega Massaro, è
possibile iniziare a fare " massa critica", ad avere più donne
in più ruoli".
Ma quello che serve sono interventi di sistema, dalle
infrastrutture per il welfare fino ai meccanismi di promozione
all'interno delle aziende e alla lotta agli stereotipi, con la
consapevolezza che l'equilibrio di genere è un valore per le
imprese, come ad esempio incentivi per le aziende più inclusive
come afferma la presidente e amministratrice delegata per
l'Italia della multinazionale farmaceutica Msd, Nicoletta Luppi.
Luppi racconta i sui 27 anni di carriera in un ambiente maschile
"sono stata la prima donna informatrice scientifica del farmaco,
primo direttore di business unit donna, primo membro del
comitato esecutivo donna", elenca, fino al vertice dell'azienda,
dove ha aperto la strada ad altre lavoratrici. Ora il 52% dei
dipendenti sono donne e il 49% dei dirigenti.
Un valore che da alle aziende una marcia in più." Un
giornale senza l'intelligenza della scrittura femminile è un
giornale monco, che non capisce la società in cui vive",
sottolinea il direttore dell'ANSA, Luigi Contu. Èd è proprio
questo il circolo virtuoso che, spesso, è venuto a mancare,
secondo la consulente aziendale Anna Zanardi Cappon, convinta
che promuovere la parità di genere "non sia stata sempre una
priorità delle donne seduta nei consigli e su questo possiamo
fare di più". Per Zanardi, per le nuove generazioni sarà diverso
. "Nelle ragazze - osserva - vedo una chiarezza di obiettivi e
una capacità di avere assolutamente evidente, dentro di loro,
quello che noi diciamo si debba cambiare. Il tema, poi, è avere
il coraggio di perseguire quello che sentono, invece che
lasciarsi guidare da falsi miti, che non sono quelli che
cambieranno la società come non l'hanno cambiata negli ultimi 30
anni". A patto però di mantenere alta l'attenzione perchè
sulla parità di genere, conclude l'amministratore delegato
dell'ANSA, Stefano De Alessandri, "serve " un dibattito
permanente "perché solo con un dibattito permanente cambiano
alcuni aspetti della cultura, cambiano i valori e cambiano i
comportamenti". (ANSA).
Quote rosa:legge essenziale,ora agire per inclusione
Focus sul lavoro delle donne a 10 anni dalla Golfo-Mosca