CEOforLIFE

Intervista al CEOforLIFE Maurizio De Cicco, Presidente e Amministratore Delegato Roche Italia

Redazione Ansa

Che cosa significa per te essere un CEOforLIFE?
Penso che la cosa più importante per un CEO sia lasciare un segno positivo tangibile per il benessere sociale, un’impronta nella vita delle persone, specialmente per un’azienda come la nostra che si occupa di salute. Quello in cui mi impegno profondamente, attraverso il lavoro in questa grande azienda e le tante attività che portiamo avanti, è costruire le basi per un futuro prospero e ricco di opportunità per le future generazioni. Questa convinzione si rafforza ulteriormente se pensiamo allo statement di Roche “Portare le migliori soluzioni ai pazienti, il più velocemente possibile in maniera sostenibile per il Paese”. Ovviamente
facciamo questo promuovendo anche iniziative sociali pensate per i più fragili. Per me essere al vertice di Roche vuol dire trasmettere all’organizzazione questi obiettivi e far sì che tutti si muovano in questa
direzione con volontà e passione.

Durante la tua lunga esperienza lavorativa in Roche hai dato un’impronta allo sviluppo e alla crescita dell’Azienda. Quali sono stati i momenti che hanno segnato maggiormente la tua vita professionale?

Moltissimi momenti rimangono indelebili nella mia memoria. Uno di questi è sicuramente il periodo in cui è esplosa la pandemia, i primi mesi del 2020 così difficili e incerti. Ma quando ripenso a quei tempi, così oscuri per il nostro Paese, sono animato da un grande orgoglio. Come Roche Italia ci siamo messi in azione con incredibile rapidità perché guidati da una convinzione: un’azienda che opera nelle scienze della vita, che raggiunge ogni giorno milioni di italiani con farmaci e test diagnostici, non poteva stare a guardare passivamente ma doveva agire. E in fretta. Ed è così che abbiamo concepito Roche si fa in 4. Un progetto che si è rivelato un vero aiuto per l’Italia declinato su 4 azioni: fornire gratuitamente a tutte le regioni un farmaco che sembrava dare buoni risultati per il trattamento della polmonite da
Coronavirus e che successivamente, primo al mondo rispetto agli altri, è stato distribuito ai pazienti e alle strutture ospedaliere che ne avevano bisogno da parte delle istituzioni; mettere a disposizione del personale sanitario, e delle associazioni di volontariato le competenze e l’energia di 250 colleghi volontari
al fine di supportarli nel contenimento e nella gestione delle richieste di informazioni dei cittadini rispondendo al numero verde 1500, istituito dal Ministero della salute; elargire, in collaborazione con Cittadinanzattiva e la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), un milione di euro da
destinare all’acquisto di mascherine e occhiali protettivi per i medici di medicina generale e caschi per la ventilazione dei pazienti ricoverati in terapia intensiva; lanciare infine la campagna “Stai a casa, leggi un libro” grazie alla quale, con Fondazione Roche, abbiamo contribuito ad arricchire la piattaforma tecnologica dell’Istituto Treccani con oltre 60 nuove lezioni, a supporto dei giovani under 25 in tutta Italia per sostenere il diritto allo studio.

Roche è sempre stata in prima linea sul tema della responsabilità sociale. Su quali linee di azione sta puntando l’Azienda e quali competenze sta mettendo a disposizione del Paese nell’attuale fase post pandemia?

Papa Francesco in un recente discorso ha detto “Peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla”. Una riflessione che ci ha spinto a domandarci che cosa avessimo imparato noi in questi mesi. Per noi il post pandemia può rappresentare una grande opportunità per il Paese e per il settore farmaceutico. Roche vuole essere un’azienda che guida un nuovo modo di concepire la partnership tra il pubblico e il privato. La pandemia ci ha insegnato proprio questo: il valore di
unire le forze e attivare sinergie per rispondere alle sfide future. Due esempi a mio parere significativi. Il primo: uno dei problemi collaterali più importanti legati alla Pandemia è stato l’aspetto delle mancate cure e della mancata diagnosi primaria e secondaria dei pazienti con tumore e con altre gravi malattie. Un problema arrivato con forza all’attenzione del Ministro della salute Roberto Speranza che infatti ha inserito un budget importante per l’acquisto di nuovi strumenti diagnostici. In questa direzione, tracciata dal Governo, e sottoscritta nel PNRR, ci siamo mossi anche noi attraverso la straordinaria collaborazione con Fujifilm Italia che ha dato vita al progetto “Screening Routine”. Un’iniziativa nata per rilanciare e dare priorità allo screening mammografico con la donazione di 10 mammografi di ultima generazione a una selezione di strutture sanitarie diffuse su tutto il territorio nazionale e promuovendo una campagna di informazione e sensibilizzazione per invitare le donne a una sana e costante screening routine.
Abbiamo così colto l’opportunità di far evolvere il nostro approccio da azienda farmaceutica tradizionalmente focalizzata sulla ricerca e lo sviluppo di farmaci, a partner del Sistema salute,
puntando sul recupero della prevenzione attraverso una migliore articolazione dell’assistenza sanitaria sul territorio, sulla digitalizzazione e sulle dotazioni tecnologiche. L’altro progetto di cui sono estremamente fiero perché chiarisce ulteriormente quello che Roche vuole essere per il Sistema sanitario è “Terra Amata: storia di un progetto mai nato” che abbiamo realizzato con Fondazione Roche e altri partner come Cittadinanzattiva e Sodexo circa tre anni fa. Un’iniziativa articolata in più fasi con al centro il sociale, la difesa e la promozione dei diritti dei cittadini soprattutto nel campo della sanità, il contrasto alle mafie attraverso lo sviluppo del lavoro in zone difficilicome il casertano. Con questa iniziativa abbiamo erogato borse lavoro in favore di persone svantaggiate, nonché alla cooperativa “Al di là dei sogni”, parte della rete della Nuova Cooperazione Organizzata, che impiega persone disagiate nella produzione di prodotti agroalimentari sui terreni confiscati alla camorra. Qui la collaborazione ci ha visto impegnati con il Comitato Don Beppe Diana. Abbiamo poi supportato Cleprin, azienda chimica bruciata dalla camorra nel 2015 e riaperta nel 2017, acquistando i suoi prodotti per sostenere e consolidare il suo business. È proprio così che vedo Roche e il suo sviluppo nei prossimi anni. Un partner di fiducia che lavora assieme alle Istituzioni per costruire un’Italia migliore. Ci impegneremo, infine, per essere un’azienda sempre più innovativa, perché l’innovazione è nel nostro DNA. Continueremo a sostenere il Sistema salute, a investire in ricerca, come abbiamo fatto nel 2020 con 45 milioni di investimento, 238 studi e quasi 18.000 pazienti coinvolti e a sviluppare un approccio innovativo orientato alla digitalizzazione e all’utilizzo dei big data e RWE che consenta di raccogliere, elaborare e utilizzare un grande mole di dati che deve essere un supporto fondamentale per le cure del futuro. La nostra missione rimane quella di lavorare oggi pensando ai bisogni dei pazienti di domani.

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