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Secondo welfare: “agire insieme” per affrontare l’impatto di guerra e crisi climatica

Redazione Ansa

A due anni di distanza dall’ultimo rapporto, Percorsi di Secondo Welfare ha presentato il 5 dicembre all’Università Statale di Milano “Agire insieme. Coprogettazione e coprogrammazione per cambiare il welfare”, il sesto Rapporto dedicato al ruolo degli attori non pubblici nel sistema di welfare italiano. Guerra in Europa, crisi energetica e inflazione stanno condizionando le scelte pubbliche e segnando la vita di persone, famiglie e imprese. In un contesto già difficile si aggiunge la consapevolezza che il cambiamento climatico ha gravissime conseguenze sul nostro modo di vivere, di lavorare, di stare insieme. Una situazione che impone in maniera ampia e trasversale la necessità di concepire diversamente le politiche e le misure di welfare del presente e del futuro.

 Povertà, invecchiamento e spesa pubblica

 A partire dal 2006, la povertà assoluta in Italia ha subito un’accelerazione notevole, arrivando a riguardare dal 2,9% della popolazione al 9,7% (oltre 5,6 milioni di persone) nel 2022. Fino al 2008 la povertà ha colpito soprattutto gli anziani, ma dallo scoppio della crisi economica e finanziaria ha cominciato a interessare in misura maggiore giovani adulti e minori. Nel 2021, la percentuale dei minori in povertà assoluta (14,2%) era quasi il triplo di quella degli over 65 in povertà assoluta (5,3%).

Fig.1 Povertà assoluta in Italia

Sul fronte invecchiamento l’Italia ha un duplice record europeo: è il Paese con la più alta quota di ultraottantenni (7,6% contro la media europea del 6,1%) e quello con la più bassa percentuale di minori di 14 anni (12,7%). La popolazione di 65 anni e più rappresenta oggi il 23,5% del totale ed entro il 2050 potrebbe arrivare al 34,9%. Trend in decrescita per la popolazione residente: da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 si prevede una discesa a 57,9 milioni nel 2030, fino a 47,7 milioni nel 2070. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 e a circa uno nel 2050.

In un simile contesto, il welfare pubblico appare in difficoltà. Nonostante la spesa sociale pubblica dell’Italia (561 miliardi di euro nel 2021, pari al 55,9% della spesa pubblica e al 30,7% del Pil) sia superiore a quella media Ue (28,7%) il nostro welfare è in affanno. La ragione, spiega il Rapporto, va ricercata nella composizione della spesa pubblica, troppo sbilanciata su pensioni e vecchiaia (55,9% contro una media Ue del 45,3%) rispetto ad altre voci importanti come sanità, sostegno alle famiglie e infanzia ed esclusione sociale.

Welfare aziendale, reti territoriali e fondazioni. Il ruolo del secondo welfare

In questo contesto, evidenzia Percorsi di secondo welfare, il contributo di attori non-pubblici come organizzazioni del Terzo Settore, aziende, sindacati, associazioni datoriali e gruppi informali di cittadini è fondamentale nelle aree in cui si fatica ad intervenire. Ad esempio, le iniziative di welfare aziendale sono cresciute nel tempo fino a generare un mercato ad esso correlato del valore potenziale di 2,8 miliardi di euro. Si tratta di iniziative che permettono alle organizzazioni di mettere al centro le persone, valorizzando la propria responsabilità sociale, migliorando al tempo stesso il clima aziendale. Per i dipendenti è un modo per avere più possibilità in termini di work-life balance, sanità e previdenza.

Fig.2 Il welfare aziendale

In Lombardia le Reti territoriali di conciliazione promuovono da anni iniziative e percorsi per favorire l’equilibrio vita-lavoro grazie ad alleanze che prevedono il coinvolgimento di attori diversi. In Piemonte il programma Equilibri della Fondazione Compagnia di San Paolo è nato per sostenere l’occupazione femminile e contrastare la povertà educativa. Il progetto Cambia Terra, promosso da ActionAid Italia nell’area dell’Arco ionico tutela i diritti delle donne impiegate in agricoltura attraverso azioni di empowerment e coprogettazione di servizi.

Le direttrici per il futuro

 Le pratiche collaborative, osserva il Rapporto, possono essere una leva di cambiamento del welfare locale. La loro complessità richiede a tutte le parti coinvolte di continuare a riflettere sugli strumenti della coprogettazione e della coprogrammazione passando da una fase di sperimentazione a una di consolidamento. Per questo, sarà necessario favorire un cambiamento culturale che apra maggiormente alla collaborazione tra enti pubblici ed enti del Terzo Settore, anche attraverso la definizione di modelli di governance collaborativa. Il ricorso a figure professionali con il ruolo di facilitatori e di coordinatori sarà fondamentale per la buona riuscita dei progetti. Sarà inoltre necessario riconoscere la multidimensionalità dei fenomeni e, di conseguenza, la cross-settorialità degli interventi, lavorando sulla visione politica e strategica e sviluppando competenze tecniche e attuative aggiornate.

Scarica il Rapporto

 

di Tommaso Tautonico

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