ASviS

“Prima delle prossime elezioni, i partiti devono affrontare la realtà dell’immigrazione”

Redazione Ansa

Integrazione lavorativa e sociale dei cittadini migranti, complessità della gestione dell’immigrazione e coraggio della politica, equilibrio demografico, previdenziale ed economico del Paese. Sono gli elementi-chiave emersi dalle quasi tre ore di confronto durante il quarto ASviS Live di avvicinamento al Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022 (4-20 ottobre), organizzato il 20 giugno da Futura Network e trasmesso anche su AnsaRai per il socialeGreen&Blue di RepubblicaQuotidiano Nazionale e Il Sole 24 Ore. La scelta è stata di parlare della gestione dei migranti senza demagogia, ovvero stimolare le forze politiche a un diverso e più realistico approccio su un tema che assume ancora più rilevanza nell’attuale scenario di forte incertezza geopolitica. Per guardare avanti e riflettere sulle reali capacità di attrarre immigrati di un Paese dove si registra un inesorabile declino demografico.

“Siamo di fronte a una grossa sfida dovuta al calo demografico”, ha affermato Donato Speroni, senior expert dell’ASviS e responsabile di Futura Network, che ha aperto l’incontro, “il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo più volte ha segnalato che la popolazione italiana potrebbe scendere di cinque milioni di persone entro il 2050, con conseguenze pesanti sull’invecchiamento e solo una persona su due in età da lavoro. Questo problema si affronta in parte con l’aumento della natalità e migliori politiche per la famiglia, ma anche con migliori condizioni di lavoro e cercando di non far andare via i giovani italiani. La componente fondamentale è però l’immigrazione, che si presenta sotto due aspetti: la pressione migratoria dall’estero e il numero di immigrati che possiamo effettivamente accogliere”.

Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, ha espresso l’urgenza di avviare un confronto su un “tema complesso e sfidante che vogliamo approfondire con lo sguardo verso l’orizzonte dello sviluppo sostenibile affinché i limiti di oggi non diventino la realtà di domani”. Da qui l’invito ai partiti politici “ad affrontare la questione prima delle prossime elezioni senza cedere alla tentazione di cadere in facili slogan e nella propensione a dividersi in ‘noi’ e ‘loro’. Per affermare una politica capace di impegnarsi anche su questioni spinose e mostrare una visione su progetti a lungo termine”. Al riguardo Mallen ha citato lo storico israeliano Yuval Noah Harari che ha rintracciato nel tema dell’ospitalità e dell’accoglienza dei migranti il banco di prova per il futuro dell’identità europea: “Se da un lato l’Europa è stata costruita sull’assunto di superare le differenze culturali tra Germania, Francia, Italia, dall’altro potrebbe collassare per l’incapacità di gestire le differenze culturali tra europei e migranti. Ci auguriamo che questo ASviS Live possa contribuire a far crescere la consapevolezza dell’opinione pubblica sulla necessità di avviare questa riflessione, partendo dalla cooperazione e dal dialogo multilaterale”.

“Il mondo occidentale sta entrando in una sua nuova fase, quella dell’indebolimento della popolazione in età attiva”, ha osservato Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica. Prendendo a riferimento il rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e la popolazione attiva, “la curva che rappresenta l’Europa e il nord America va decrescendo”. Ma alcuni Paesi come la Svezia e la Germania hanno saputo reagire, “invece l’Italia non ha gestito questi squilibri, l’indicatore relativo al nostro Paese è molto peggiorato. Se manteniamo tali squilibri che poi si autoalimentano c’è il rischio di un progressivo scivolamento verso il margine dello sviluppo economico”. Come contenere gli squilibri demografici e non scivolare nella trappola demografica? “Si tratta di sfide da considerare integrate e da gestire in modo sistemico”, ha sostenuto Rosina, “da un lato l’immigrazione è un fattore rilevante per rispondere agli squilibri demografici, d’altro lato non possiamo pensare di attrarre immigrati senza sviluppo economico e integrazione lavorativa e sociale. Inoltre, sia lo sviluppo economico che l’integrazione rimangono deboli se non migliora anche l’occupazione giovanile e femminile”.

 

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di Andrea De Tommasi

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