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Litio e nichel sufficienti per produrre fino a 14 milioni di auto elettriche nel 2023

Redazione Ansa

“La guerra in Ucraina ha dimostrato che dobbiamo ‘svezzarci’ dalla dipendenza dal petrolio. Il modo migliore per farlo è passare all'elettrico”. A dichiararlo è stata Julia Poliscanova, direttrice senior della Federazione europea per i trasporti e l'ambiente (T&E), in occasione dell’uscita avvenuta il 3 maggio di un nuovo report dell’organizzazione sulla disponibilità delle materie prime a breve termine. “Nonostante ciò che si dice, non c'è carenza di litio o nichel nella crosta terrestre. È solo la mancanza di volontà politica che rende l'Europa vulnerabile alle pressioni dell'offerta”.

“Il modo migliore per l’Unione di contrastare il regime di Putin è passare ai veicoli elettrici”, afferma T&E. La dipendenza europea dal petrolio russo mette infatti nelle casse di Mosca 285 milioni di dollari al giorno, due terzi dei quali vengono utilizzati nei trasporti. Una rapida elettrificazione di auto, furgoni e camion dovrebbe quindi condurre a una progressiva emancipazione dal mercato russo. Ma esistono abbastanza materie prime per raggiungere gli obiettivi che l’Europa si pone?

Secondo lo studio di T&E, sì. L'analisi dei dati (tratti ​​da "BloombergNEF") sui volumi globali di nichel, idrossido di litio e carbonato di litio, nonché sulla capacità massima degli stabilimenti di batterie fino al 2025, mostra che nel 2023 si potranno produrre fino a 14 milioni di veicoli elettrici a batteria (Bev) a livello mondiale, il 55% in più rispetto alle attuali stime di mercato. Nel 2025, “anche se il mercato diventerà un po’ più ristretto”, potranno essere prodotte 21 milioni di Bev, quasi la metà in più rispetto alle stime attuali. Secondo lo studio, l'attuale fornitura di auto elettriche a batteria non è vincolata alle materie prime, ma dipende più che altro dalle normative automobilistiche globali o dalle relazioni politiche internazionali.

Il primato nel mercato mondiale. La disponibilità di materie prime non assicura all'Europa un posto di rilievo nel panorama globale dei veicoli elettrici. L’incremento delle vendite di auto elettriche in Cina e negli Stati Uniti significa infatti che c'è (e soprattutto ci sarà) concorrenza per le materie prime critiche del settore: per questo, entrambi i Paesi stanno già introducendo misure politiche ed economiche per garantirsi queste risorse. “Mentre Cina e Stati Uniti stanno flettendo i loro muscoli politici per assicurarsi forniture di metalli critici, i leader europei stanno setacciando il mondo alla ricerca di più petrolio”, ha proseguito Poliscanova.  “Ora è il momento di concentrarsi sull'approvvigionamento delle materie prime sostenibili di cui il continente ha bisogno per la nostra indipendenza energetica e un futuro verde”.

Le misure politiche. Per farlo, secondo T&E i responsabili politici europei devono rafforzare la diplomazia e le relazioni commerciali, in modo da assicurarsi, ad esempio, il litio dall'Australia (dove c'è una certa capacità inutilizzata) e dal Sud America, oppure il nichel da Stati come l'Indonesia e il Canada. L’Ue potrebbe anche collaborare con società minerarie globali come Bhp (la maggiore società mineraria al mondo), Anglo American o Albemarle. In futuro, aggiunge T&E, “dovrebbe essere creata un'autorità centralizzata per coordinare la sicurezza dell'approvvigionamento di metalli critici”, sotto l'egida della European battery alliance o direttamente della Commissione europea.

La conclusione è che il problema non è la carenza di metalli critici, ma di volontà politica e di preparazione dell'industria. “Guardando al futuro, gli europei hanno ragione a temere che le aziende cinesi controlleranno gran parte della catena di approvvigionamento delle batterie”, si legge nello studio di T&E. Ma il dominio cinese non è inevitabile. Con la crescita dell'industria dei metalli, delle batterie e dei veicoli elettrici, l'Europa può ancora assicurarsi una fetta di mercato. La Federazione europea per i trasporti e l'ambiente prevede, ad esempio, che un terzo della produzione globale di celle per batterie si svilupperà in Europa, entro il 2030.

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di Flavio Natale

 

Fonte dell'immagine di copertina: kinwun/123rf

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