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Alta sostenibilità: le democrazie indebolite di fronte alla sfida della pandemia

Redazione Ansa

Nuove forme di autocrazia si moltiplicano nel mondo, aumentano i regimi personalistici, anche per via delle conseguenze innescate dalla pandemia. Come stanno le istituzioni e qual è lo stato di salute in cui versa la democrazia globale in un mondo che cambia a una velocità sempre maggiore rispetto al passato?

Dell’argomento se ne è discusso durante l’ultima puntata di “Alta sostenibilità”, andata in onda su Radio radicale il 24 gennaio, condotta da Valeria Manieri e Ruggero Po, e con gli ospiti Roberto Menotti (editor-in-chief of Aspenia online and Deputy editor of Aspenia. Senior advisor per le attività internazionali all’Aspen institute Italia), Donato Speroni (senior expert dell’ASviS per comunicazione e redazione e responsabile del sito FuturaNetwork.eu), Nathalie Tocci (direttrice dell'Istituto affari internazionali-Iai).

In apertura di dibattito Speroni ha sottolineato come anche nel momento della firma dell’Agenda 2030 nel 2015 la maggior parte dei Paesi non fossero a guida democratica, tuttavia “hanno sottoscritto impegni importanti, come il Target 16.3 del documento Onu che sancisce la parità nell’accesso alla giustizia e lo stato di diritto. La mia impressione è che mentre noi abbiamo, anche se con difficoltà, un riscontro su quello che succede su altri Obiettivi di sviluppo sostenibile, la lotta alla povertà estrema ne è un esempio, sul Goal 16 - Pace, giustizia e istituzioni solide – non abbiamo un quadro chiaro. Credo dunque che questo sia un punto debole dell’Agenda 2030, su cui dovremmo riflettere di più”. Per quanto riguarda l’Italia, ha aggiunto Speroni: “nel nostro Rapporto ASviS abbiamo inserito la proposta di un codice di comportamento tra i partiti che preveda il rispetto di criteri di comunicazione e linguaggio non ostile nelle attività di promozione politica, per garantire nel rapporto tra politica e cittadini il perseguimento di principi cardine quali integrità, trasparenza, corretta informazione, educazione civica, tolleranza e inclusione sociale. In questa situazione, riuscire a imporre questo codice, sarebbe un fatto molto importante”.

Per Tocci “più che parlare di progresso e regressione delle democrazie, il vero punto è che siamo arrivati alla fine della fine della storia. Così come pensavamo alla fine della guerra fredda non c’è un percorso lineare per il processo della democraticizzazione ed è sbagliato vedere anche al contrario questo processo. Oramai ci stiamo muovendo in un contesto internazionale dove c’è una sorta di contesa tra sistemi politici diversi, dove ci si chiede quale sia migliore per soddisfare i bisogni dei cittadini, ed è qui il vero scontro. Credo che sia una autocrazia sia una democrazia devono porsi questa domanda. Sulla gestione della crisi climatica credo che attraverso alla narrazione verde l’Europa stia rinascendo, un’Europa che aveva perso una storia da raccontare ora si è posta una missione in cui credere e su cui crede l’opinione pubblica. Ora che però bisogna passare dalla retorica a una pratica complessa, una rivoluzione che avrà vincitori e vinti, perché questa è una rivoluzione, cominciano a esserci delle difficoltà”.

Infine Menotti ha ricordato che viviamo una situazione che ci pone davanti diversi strati di grigio, “a parte i casi estremi come la Corea del Nord, è evidente che siamo di fronte a differenze abissali. Il problema è dunque quello che c’è in mezzo, per esempio la vita reale delle democrazie liberali di mercato, che va avanti o va indietro, anche per i problemi sempre nuovi che ci si pongono. Pensiamo allo stato di emergenza a seguito della pandemia, si è dovuto lavorare a una situazione senza precedenti. Il mondo è poi diventato molto variegato, che suscita anche delle aspettative alte, pensiamo alle primavere arabe che non hanno sortito gli effetti sperati. Poi ci sono casi macroscopici come la Turchia, in cui l’Ue ha investito moltissimo, e la Cina. Quest’ultima ci interessa anche per osservare la competizione in termini di efficienza tra modelli di cui parlava Tocci. C’è inoltre la sfida interna: quanto noi siamo in grado di soddisfare le nostre aspettative? E qui viene alla mente il caso Trump, dove si è visto come la iperpersonalizzazione ha prodotto una frattura istituzionale. Bisogna ricordare che la democrazia si muove, è dinamica, e bisogna sempre continuare a coltivarla”.

 

di Ivan Manzo

 

 

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Vai all'archivio delle puntate di Alta sostenibilità, la trasmissione di ASviS a cura di Valeria Manieri, Ruggero Po ed Elis Viettone, in onda il lunedì dalle 12:30 alle 13:00 su Radio Radicale.

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