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Evento sul Goal 8: c’è bisogno di un patto per l’occupazione giovanile

Redazione Ansa

“L’anno scorso abbiamo parlato degli effetti della pandemia sui giovani. Quest’anno la volontà è di passare all’azione, attraverso un patto per l’occupazione giovanile”. Queste le parole con cui Luciano Monti, coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 8 dell’Agenda 2030 (Lavoro dignitoso e crescita economica), ha introdotto il convegno nazionale “Il patto per l'occupazione giovanile” del Festival dello Sviluppo Sostenibile, svoltosi il 4 ottobre presso l’Auditorium del Palazzo delle Esposizioni di Roma e in diretta streaming, dedicato al tema del lavoro e della crescita economica e organizzato dal Gruppo di lavoro ASviS sull’Obiettivo 8.

Un patto per l’occupazione giovanile. Luciano Monti ha ricordato che, come sottolineato dal sesto rapporto annuale dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, presentato il 28 settembre, l’Italia registra forti criticità dal punto di vista dell’occupazione giovanile. La quota di Neet, ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano o lavorano, è aumentata nel corso del tempo, raggiungendo a fine 2020 quota 23,3%, uno dei livelli peggiori tra le economie avanzate nel mondo. L’Alleanza ha proposto fin dal 2020 la nascita di un “patto per l’occupazione giovanile”, chiedendo al Governo di prendere impegni concreti in accordo con le parti sociali, per raggiungere entro il 2030 una forte riduzione della percentuale di Neet, in linea con gli obiettivi fissati dal piano d’azione per attuare il Pilastro europeo dei diritti sociali, che ha definito come target un totale inferiore al 9%.

L’occupazione dei giovani non è solo un problema dei giovani. Dopo Monti è intervenuto Andrea Orlando, ministro del Lavoro e delle politiche sociali, che ha evidenziato quanto le nuove generazioni costituiscano il segmento di cittadinanza attiva più vulnerabile alle conseguenze negative della crisi economica attuale. “I giovani sono la fascia di popolazione sopra cui si riversa l’incertezza, sottoforma di contratti precari: sono i primi a essere lasciati a casa e gli ultimi a essere recuperati”.

Questo trend, ha sottolineato il ministro, influisce anche sulla demografia del Paese: “Se la possibilità di trovare stabilità lavorativa arriva più tardi, anche quella di fare una famiglia, di avere un figlio viene posticipata, e così si riduce drasticamente la natalità. L’occupazione dei giovani non è solo un problema dei giovani”.

Le proposte del gruppo di lavoro ministeriale. Per questa ragione, il Gruppo di lavoro sulle politiche giovanili istituito dal ministero si è dato un preciso obiettivo: lavorare alle proposte di miglioramento della condizione di lavoro e di vita delle nuove generazioni. Il gruppo ha articolato il suo impegno lungo tre direttive:

  • migliorare l’orientamento e la comunicazione tra mondi della formazione e del lavoro;
  • definire gli strumenti d’ingresso nel mercato lavorativo e migliorare la qualità dell’occupazione giovanile;
  • stimolare l’indipendenza economica, abitativa e sociale dei giovani.

La questione sociale del Paese passa dalle nuove generazioni. “Cogliamo volentieri l’invito dell’ASviS a definire un patto per l’occupazione giovanile come strumento per sistematizzare le misure a impatto generazionale e per promuovere un approccio integrato alla strategia per i giovani” ha commentato a seguire Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani.

“La questione sociale del Paese passa per l’occupazione giovanile”, ha ribadito Pisani, sottolineando come la transizione di ragazzi e ragazze verso una vita autonoma sia diventata quantomai complessa. Questo, ha aggiunto Pisani, influenza anche la fiducia nei confronti delle istituzioni: “Quasi meno di tre giovani su dieci hanno fiducia nello Stato. I dati ci collocano dopo il Cile e la Polonia”.

Maggiore giustizia tra le generazioni. C’è quindi necessità di coinvolgere ragazzi e ragazze nei processi decisionali e, soprattutto, c’è bisogno di giustizia intergenerazionale. Pisani ha ricordato la recente risoluzione emanata dal Parlamento europeo sui tirocini e gli stage, condannando quelli non retribuiti. “I tirocini non pagati o non equamente pagati sono una forma di sfruttamento giovanile”. Per questo sono necessarie “politiche più ambiziose”.

Lo sviluppo economico deve partire dall’occupazione. “Il Goal 8 ci dà un’indicazione precisa: dobbiamo raggiungere la piena e buona occupazione”, ha dichiarato Gianni Di Cesare, coordinatore del Goal 8 insieme a Luciano Monti e rappresentante della Cgil. “La creazione di lavoro e l’occupazione non possono essere subordinate alla crescita economica. Bisogna girare i concetti: uno sviluppo economico ha bisogno anzitutto di una crescita di occupazione”.

Di Cesare ha sottolineato poi l’importanza di considerare il lavoro giovanile una questione prioritaria: “Vorremmo che con la stessa urgenza con cui si parla di clima, si parlasse anche di giovani: mentre il clima è un’urgenza globale, quella dei giovani è un’urgenza nazionale”.

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di Flavio Natale

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