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Evento sul Goal 2: il sistema alimentare va costruito sulle buone pratiche

Redazione Ansa

L’evento nazionale “Food systems summit 2021: risultati e prospettive per l’Italia”, dedicato all’Obiettivo 2 dell’Agenda 2030 delle Nazioni unite (sconfiggere la fame), si è svolto giovedì 30 settembre presso l’Auditorium del Palazzo delle Esposizioni e in diretta streaming. Organizzato dal Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 2, è stato il primo evento nazionale di dibattito della società civile attorno agli esiti del Food systems summit: un’occasione per dialogare sui risultati del Vertice, attivando canali con le istituzioni rispetto alle implicazioni per l’Italia.

A moderare l’evento, Luigi Chiarello, caposervizio di ItaliaOggi, che ha riportato le parole di Papa Francesco dette in occasione della giornata sulla consapevolezza alimentare: “Scartare cibo significa scartare persone”.

L’introduzione è stata affidata a Marcella Mallen, presidente dell’ASviS, che ha evidenziato la multidimensionalità dell’Obiettivo 2, perché accanto all’obiettivo di sconfiggere la fame, mira a migliorare la nutrizione e trasformare la filiera alimentare. “Il sistema di produzione e consumo del cibo è certamente tra i settori che hanno tra una più forte correlazione con quei fattori di lungo periodo che caratterizzano gli scenari futuri. Esiste una relazione biunivoca del cibo con i cambiamenti climatici. I sistemi alimentari di tutto il mondo sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas effetto serra di origine antropica” ha dichiarato Mallen. “Il Rapporto annuale che abbiamo presentato in occasione dell’apertura del Festival, mostra un andamento stabile del Goal 2. Alta è l’ambizione dell’Unione europea che mira non soltanto a riformare il mercato interno ma a diventare uno standard globale in materia di sostenibilità e responsabilità sociale. Entro il 2030 il piano della commissione europea “From farm to fork” mira a trasformare il sistema alimentare europeo, rendendolo più sano, equo e sostenibile attraverso, tra le altre cose, la riduzione dell’uso dei pesticidi e aumentando la quota del biologico”.

Giorgio Marrapodi, direttore Generale per la Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari esteri, ha raccontato i risultati del Food systems summit tenutosi a New York, riassumendoli nel messaggio con cui il segretario Generale delle Nazioni Unite ha concluso il summit: “Si riconosce la necessità di costruire un sistema alimentare basato sulle buone pratiche. Non esiste un “no one size fits all”, nessuna ricetta facile, nessuna soluzione valida per tutti, ma esiste una consapevolezza della complessità da cui non dobbiamo allontanarci. Esiste una interconnessione fra tutti i 17 Obietti di sviluppo sostenibile, una trama su cui i sistemi alimentari prosperano, basandosi su un obiettivo comune, porre la persona al centro dello sviluppo, che includa la conoscenza di chi la terra la conosce e la lavora”, ha concluso.

Graziella Romito, dirigente Rapporti internazionali ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, ha dato testimonianza della risultanza del G20 agricolo di Firenze del 17 e 18 settembre. “I ministri dell’Agricoltura del G20 hanno ribadito fortemente la necessità di dare un equilibrio alle tre dimensioni dello sviluppo: sociale, ambientale ed economico. Sono stati presi impegni nel promuovere la ricerca, come motore della crescita e della sostenibilità” ha dichiarato. “L’Italia e il ministero delle Politiche agricole stanno lavorando al nuovo piano strategico nazionale, che sarà applicato a partire dal 2023, e sarà in linea con gli obiettivi portati avanti dall’Europa”.

Il primo panel della mattinata è stato dedicato al ruolo e agli impegni che le imprese sono chiamate ad assumere per trasformare il comparto alimentare al fine di renderlo più sostenibile. Ad introdurre la sessione Angelo Riccaboni, docente dell’Università di Siena e Co-coordinatore del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 2. “Le imprese sono state e sono parte del problema, ma le imprese possono e devono essere parte della soluzione. Il gruppo di lavoro ASviS sul Goal 2 è riuscito a raggiungere importanti risultati: creare un decalogo condiviso dalle associazioni di rappresentanza delle imprese e dei lavoratori del settore agroalimentare, con cui le imprese si impegnano a trasformare la filiera agroalimentare; realizzare un sistema per la promozione delle buone pratiche; supportare le imprese a realizzare dei self-assessments per capire quante sono allineate rispetto agli SDGs”.
A seguire, la tavola rotonda ha visto la partecipazione di esponenti del mondo dell’impresa e delle istituzioni.

Diana Lenzi, presidente Conseil européen des jeunes agriculteurs (Ceja), ha affermato: “A livello europeo abbiamo un problema di ricambio generazionale. Due milioni di giovani agricoltori è un numero insufficiente se paragonato al fatto che in Europa l’11% dell’aziende agricole è gestito da under 40”.

È poi intervenuta Francesca Petrini, dell’omonima fattoria Petrini: “Per curare l’attenzione all’ambiente e alla salute umana, abbiamo iniziato a produrre olio biologico, nato per rispondere ad uno specifico target nutrizionale: tutti quei soggetti che hanno problemi a carico del tessuto osseo. In Italia non abbiamo un grande problema di sicurezza alimentare, quanto piuttosto della qualità del cibo. Molto spesso mangiamo senza assumere i giusti nutrienti per essere in salute”.

Ha proseguito la discussione del panel Gualberto Ricci Curbastro, dell’azienda agricola Ricci Curbastro: “La nostra azienda rappresenta un esempio dal punto di vista della sostenibilità: abbiamo abbandonato l’uso di erbicidi, puntiamo su un’agricoltura attenta al territorio, e usiamo centraline metereologiche. Le nostre azioni in favore della sostenibilità sono validate da una certificazione. Affrontare la sostenibilità sui tre pilastri (ambientale, etico ed economico), certificandoli, diventa un obbligo fondamentale verso i nostri consumatori. Anche quando dobbiamo scegliere un nuovo fornitore, la prima domanda che ci poniamo è quali vantaggi può darci a migliorare la nostra sostenibilità”.

Cristiana Smurra, imprenditrice dell’azienda di agricoltura sostenibile Biosmurra, ha poi raccontato: “Ho ereditato questa piccola azienda di famiglia dopo la morte di mio padre. Da subito ho capito quanto fosse importante introdurre il concetto di responsabilità sociale, coniugandolo con la responsabilità ambientale. Abbiamo la fortuna di poterci interfacciare con i consumatori e con loro riusciamo a percepire il giusto prezzo che permette di garantire a tutti gli attori la giusta equità”.

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di Tommaso Tautonico

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