ASviS

Il dono e la responsabilità di una copresidenza all’insegna dell’empowerment femminile

Redazione Ansa

di Marcella Mallen, presidente dell’ASviS

La fiducia che mi è stata accordata con il conferimento dell’incarico di copresidente dell’ASviS, a fianco del presidente Pierluigi Stefanini, è per me un dono e una responsabilità, inattesi e graditi. Credo che la decisione di istituire questa nuova figura e di affidarla a una donna, con l’intento di accorciare le distanze tra la parola e l’azione lungo il percorso verso un reale equilibrio di genere, sia un importante segnale di innovazione non solo all’interno dell’ASviS, ma possa essere di stimolo ed esempio nella riconfigurazione dei modelli di "governance" da parte di molti altri soggetti pubblici e privati. Una gestione paritaria che ha l’obiettivo di assicurare sui vari Obiettivi dell’Agenda 2030 uno “sguardo di genere”, verso un’apertura alla diversità in grado di promuovere la costruzione di società più giuste ed inclusive.

Per cogliere questa nuova sfida mi impegnerò partendo dal contesto, dalla pratica, dall’ascolto e dalla collaborazione con le persone e le organizzazioni che formano l’ASviS. Forti della peculiarità di essere un’Alleanza, abbiamo maturato una inedita capacità di agire al crocevia tra gli ambienti economici, quelli sociali e quelli istituzionali, dimostrando che il perseguimento dell’Agenda 2030 dipende dalla possibilità di costruire una visione sistemica della sostenibilità. Una visione che si realizza tramite iniziative concrete, misurabili, con un approccio adattativo in grado sia di sostenere cambiamenti "disruptive" sia di mediare tra istanze contrastanti. In cinque anni abbiamo consolidato la convinzione iniziale che la transizione di cui siamo promotori passa da un percorso difficile, le cui tappe possono essere segnate solo con un’alleanza larga e inclusiva.

Intraprendo questo cammino con entusiasmo, equipaggiata con ciò che abbiamo raccolto lungo la strada fatta dal 2016 con l’ASviS in seno alla Fondazione Prioritalia, la piattaforma civica e culturale promossa da Manageritalia e Cida – organizzazioni di rappresentanza della dirigenza italiana - per restituire le esperienze e le competenze della comunità manageriale.

Mi sono spesso chiesta come i manager possano contribuire alla transizione verso la sostenibilità. Penso che chi ricopre un ruolo decisionale oggi debba assumersi delle responsabilità estese nei confronti della società, non solo per mettere a disposizione le proprie capacità ma anche per metterle in discussione, farle evolverle, contaminarle, trasformarle ai fini di contribuire a superare un modello di sviluppo ormai obsoleto.

È necessario che tutti, a partire da chi sa far accadere le cose e può dunque maggiormente influenzare le dinamiche dei sistemi sociali ed economici, si adoperino per ridefinire il concetto di benessere, andando oltre all’economicismo che ci ha guidato negli ultimi decenni. Ma non basta. La transizione, per essere giusta, deve essere partecipata e dunque affermarsi come una priorità per tutti: cittadini, imprese, pubbliche amministrazioni, associazioni, scuole, università, centri di ricerca, operatori dell’informazione e della cultura. 

Affinché ciascun individuo sia un agente del cambiamento è necessario affermare grandi visioni politiche - come quella proposta dall’Agenda 2030 – e diffondere una sensibilità globale circa l’urgenza di cambiare passo, coinvolgendo l’umanità nella progettazione di “qualcosa di grande e a lungo termine” ovvero di quel “sogno collettivo” di cui anche Papa Francesco parla nell’enciclica Fratelli tutti, su cui di recente ci siamo soffermati.

Per promuovere questo sogno continueremo con l’ASviS a tenere al centro delle nostre azioni l’educazione, l’informazione, la ricerca, puntando contestualmente ad allargare la nostra capacità di mobilitazione, a coinvolgere un numero crescente di persone e di organizzazioni.

Le trasformazioni che siamo chiamati a mettere in atto richiedono una grande evoluzione culturale, da realizzare usando tutte le risorse e le competenze a nostra disposizione. Non solo quelle tecnologiche ma soprattutto quelle umane, civiche e sociali.

Per dare significato alla consapevolezza di far parte di un mondo che si muove con forze e tempi smisuratamente al di fuori dal nostro controllo possiamo dunque contare sull’etica, la conoscenza, l’immaginazione, sulle straordinarie abilità umane di generare innovazione e creare collaborazione.

È questo lo spirito con cui accolgo l’incarico a una copresidenza che nasce all’insegna dell’empowerment femminile e spero contribuisca a rafforzare un movimento sempre più grande, che crede nella possibilità di un cambiamento positivo e agisce affinché il cambiamento avvenga nel modo più inclusivo ed equo possibile.  

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