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Rubrica: Europa e Agenda 2030

Redazione Ansa

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Il 2 giugno, la Commissione europea ha presentato il "pacchetto di primavera" del semestre europeo composto da:

  • una comunicazione di sintesi per tutti gli Stati membri;
  • valutazioni per ogni singolo Stato e proposta di raccomandazioni per ciascun Paese;
  • orientamenti per le politiche occupazionali.

 

 

Coordinamento delle politiche economiche 2021 dell’Ue

Con la Comunicazione “Coordinamento delle politiche economiche nel 2021: superare la Covid-19, sostenere la ripresa e modernizzare la nostra economia” del 2 giugno, la Commissione illustra il quadro di sistema dell’Unione nell’attuale fase di rilancio dell’economia dalla crisi del Covid-19. Apre in una prospettiva di fiducia legata all'avvio della vaccinazione di massa che ha migliorato le previsioni economiche.

Richiama il Next Generation Eu, quale strumento fondamentale per l'Ue per promuovere gli investimenti e la ripresa "al fine di uscire più forti e più resilienti dall'attuale crisi" e il piano d’azione del pilastro europeo dei diritti sociali, di recente adozione, quale strumento per rafforzare la dimensione sociale in tutte le politiche dell'Unione e contribuendo a garantire una ripresa inclusiva.

Nella Comunicazione viene annunciato che la clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita sarà mantenuta nel 2022 e presumibilmente disattivata a partire dal 2023. In base alle previsioni attuali, la Commissione valuta che "i livelli di attività economica precedenti la crisi (fine 2019) saranno raggiunti intorno al quarto trimestre del 2021 nell'Ue nel suo complesso e intorno al primo trimestre del 2022 nella zona euro. Sulla base di queste previsioni, sono soddisfatte le condizioni per mantenere la clausola di salvaguardia generale nel 2022 e disattivarla a partire dal 2023". Dopo la disattivazione della clausola di salvaguardia generale si continuerà a tener conto delle situazioni specifiche di ciascun Paese.  

Valutando la situazione specifica degli squilibri economici, tre Stati membri continuano a presentare squilibri eccessivi (Cipro, Grecia e Italia) e altri nove presentano squilibri (Croazia, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Spagna e Svezia). La Commissione pone fiducia nel dispositivo per la ripresa e la resilienza che "sarà fondamentale per ridurre gli squilibri macroeconomici esistenti, in quanto sosterrà riforme e investimenti che affrontano le sfide individuate nei precedenti cicli del semestre europeo".

La sintesi per la situazione dell’Italia indica che "le vulnerabilità sono connesse all'elevato debito pubblico e alla protratta debolezza della dinamica della produttività. Il rapporto debito pubblico/Pil è fortemente aumentato nel 2020, per effetto del calo del Pil e della risposta di bilancio alla crisi COVID-19, e presumibilmente si ridurrà solo nel 2022. I tassi di attività e di occupazione rimangono al di sotto della media dell'Ue. La crescita molto lenta della produttività, unita ai bassi tassi di occupazione, ostacola la crescita potenziale, il che a sua volta limita il margine per la riduzione dell'indebitamento. Sebbene il settore bancario italiano sia diventato più solido e resiliente negli anni precedenti la crisi Covid-19, permangono vulnerabilità".

 

 

Esame approfondito e raccomandazioni per l’Italia

La Comunicazione è accompagnata da un esame approfondito per ciascun Paese. L’esame tratta in particolare la situazione del debito pubblico, il mercato del lavoro, il settore finanziario.

I servizi della Commissione valutano in particolare le politiche del lavoro adottate in risposta al Covid-19. 

Per la legge sul blocco dei licenziamenti, l'Italia risulta essere l'unico Stato membro ad averla introdotta. La Commissione valuta che "in pratica, questa misura avvantaggia soprattutto gli “insider”, cioè i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, a scapito dei lavoratori interinali e dei lavoratori stagionali".

La stessa misura introdotta per la riduzione dei contributi sociali pagati dai datori di lavoro per le Regioni del Sud, valuta che poteva essere meglio efficiente se mirata a categorie più vulnerabili (come i giovani) e non prestata indifferentemente a tutte le categorie.

Dai dati che la Commissione ci mette in evidenzia, risulta che i dipendenti temporanei, i lavoratori autonomi e le persone in cerca di lavoro stanno sopportando finora il peso maggiore della crisi del mercato del lavoro: tra febbraio 2020 e marzo 2021 sono stati persi 895.600 posti di lavoro, in gran parte relativi ai dipendenti con contratto a tempo determinato (-9,4% da febbraio 2020) e ai lavoratori autonomi (-6,6%).

Si indica come strumento più efficace da adottare il rafforzamento delle politiche attive del lavoro e dei servizi pubblici per l’impiego (Spi). L’Italia risulta essere di fatto tra gli Stati membri che spendono meno in servizi per il mercato del lavoro compresi i Spi (0,02% del Pil nel 2018 rispetto allo 0,43% del Pil in Germania e allo 0,24% del Pil in Francia) e che investe significativamente meno nella riqualificazione dei lavoratori (0,11% del Pil nel 2018 rispetto allo 0,18% del Pil in Germania e 0,25% del Pil in Francia).

Resta preoccupante la situazione del lavoro irregolare. La Commissione riporta che, nel 2020, il 66% delle ispezioni effettuate dall'ispettorato del lavoro ha rilevato irregolarità, senza particolari variazioni rispetto agli anni precedenti. Di queste irregolarità il 31% era legato al lavoro sommerso e allo sfruttamento lavorativo. Si rilevano numeri particolarmente elevati nel settore agricolo, dove il lavoro sommerso e lo sfruttamento del lavoro rappresentano il 62% delle irregolarità rilevate nel 2020.

L’esame tratta anche le criticità del sistema pensionistico italiano. Complessivamente, sulla base delle proiezioni alla base della relazione sull'invecchiamento del 2021 e ipotizzando che il nuovo regime di prepensionamento temporaneo non venga prorogato oltre il 2021, "la spesa pensionistica dovrebbe aumentare dal 15,4% del PIL nel 2019 al 18% del PIL nel 2036, prima di scendere lentamente al 13,6% del PIL entro il 2070".

Sul sistema fiscale evidenzia "sofferenze di vecchia data", tra cui un elevato carico fiscale sul lavoro.

Viene sottolineato che nel 2020 il cuneo fiscale per un unico lavoratore con un salario medio si è attestato al 46,4%, tra i più alti dell’Ue. Viene messo in evidenza che altre fonti di reddito meno dannose per la crescita, come l'Iva e le tasse sugli immobili, sono sottoutilizzate; aggiungendo inoltre che "numerose sono le spese fiscali, che in alcuni casi forniscono deboli incentivi all'efficienza energetica, scoraggiano il lavoro dei secondi lavoratori in famiglia".

L’esame rileva che negli ultimi anni sono state messe in atto importanti misure contro l'evasione fiscale, ma che il divario fiscale è ancora molto elevato. La perdita di gettito per evasione fiscale è stimata dal governo italiano a 108,1 miliardi di euro nel 2017, principalmente legata all'Iva (33,3 miliardi di euro) e alle imposte sul reddito pagate dai lavoratori autonomi e dalle piccole imprese (31,6 miliardi di euro).

Nella proposta di Raccomandazione del Consiglio che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2021 dell’Italia, la Commissione riporta che nel 2020 il debito pubblico è salito al 155,8% del Pil. Stando alle attuali previsioni, il rapporto debito/Pil diminuirà al 155% nel 2023 e al 152,7% nel 2024. La riduzione dunque ci sarà, ma appena graduale. Pertanto la Commissione evidenzia che l’Italia si troverà ad affrontare rischi elevati per la sostenibilità di bilancio nel medio periodo.

Sono dunque necessarie riforme strutturali di bilancio volte a migliorarne la composizione e a sostenerne la crescita potenziale, creando un utile margine di bilancio che possa contribuire a garantire la sostenibilità di bilancio nel lungo periodo. La Commissione evidenzia come la risposta di bilancio debba essere orientata "anche nella prospettiva dei cambiamenti climatici e delle sfide sanitarie". Le misure dovrebbero dunque massimizzare il sostegno alla ripresa senza pregiudicare la futura traiettoria di bilancio e dovrebbero pertanto evitare di creare un onere permanente sulle finanze pubbliche. Qualora introducano misure permanenti, gli Stati membri dovrebbero finanziarle adeguatamente in modo da garantire la neutralità di bilancio a medio termine.

Si conclude con le seguenti indicazioni in proposta d’adozione da parte del Consiglio europeo, invitando l’Italia a:

  1. utilizzare il dispositivo per la ripresa e la resilienza per finanziare nuovi investimenti a sostegno della ripresa nel 2022, perseguendo nel contempo una politica di bilancio prudente; preservare gli investimenti finanziati a livello nazionale; limitare l'aumento della spesa corrente finanziata a livello nazionale;
  2. quando le condizioni economiche lo consentano, perseguire una politica di bilancio volta a conseguire posizioni di bilancio prudenti e sostenibilità a medio termine; incrementare nel contempo gli investimenti per stimolare il potenziale di crescita;
  3. prestare particolare attenzione alla composizione delle finanze pubbliche, tanto sul lato delle entrate quanto su quello della spesa, e alla qualità delle misure di bilancio, al fine di garantire una ripresa sostenibile e inclusiva; dare priorità agli investimenti sostenibili e propizi per la crescita, sostenendo in particolare la transizione verde e digitale; privilegiare le riforme strutturali di bilancio che contribuiranno al finanziamento delle priorità delle politiche pubbliche e alla sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche, anche rafforzando la copertura, l'adeguatezza e la sostenibilità dei sistemi sanitari e di protezione sociale per tutti.

 

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di Luigi Di Marco

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