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Senza acqua non c’è vita: riflessioni per la giornata mondiale dell’acqua 2021

Redazione Ansa

Il diritto all’acqua è stato riconosciuto come diritto fondamentale dall’assemblea generale dell’Onu nel 2010, discendendo di fatto e prioritariamente dall’art.3 della dichiarazione universale dei diritti umani del 1948: ciascuno ha il diritto alla vita.

Come indica il preambolo della stessa dichiarazione del 1948, il rispetto dei diritti umani è la base della libertà, della giustizia, della pace nel mondo.

Se vogliamo la pace nel mondo, dobbiamo dunque preoccuparci che a nessuno manchi mai l’acqua.

Ma l’acqua da dove viene? Aprendo il rubinetto dell’acqua, si è più spesso abituati a pensare che questa sia un bene che ci viene messo a disposizione dagli acquedotti, da opere ingegneristiche, da un servizio idrico chiamato a garantire che l’acqua arrivi in quantità e qualità adeguata a soddisfare i nostri bisogni.

Se non ci fidiamo a bere l’acqua che arriva dal rubinetto (in Italia siamo il 29% - secondo i dati Istat 2020), per convinzione che possa in qualche modo nuocere alla salute o per questione di gusto, compriamo l’acqua in bottiglia. Che non arriva dal rubinetto, ma dal supermercato o dal nostro negozio di vicinato.

Sfugge spesso dalla percezione di molti di noi, almeno nella nostra quotidianità, che l’acqua è prima di tutto un dono della natura, di cui noi usufruiamo non solo direttamente per bere e lavarci, ma anche per nutrirci, perché sempre grazie all’acqua viene coltivato il cibo che percorre l’intera catena alimentare di cui noi siamo regolatori e primi beneficiari, vengono coltivate le piante dalle cui fibre sono tessuti i nostri vestiti, e sempre e comunque tutti i processi industriali, fin dall’estrazione delle materie prime, per poter funzionare richiedono acqua. Tutti beni di cui disponiamo, l’intera economia umana dipende dall’acqua.

Un’economia umana che rischia però di pregiudicare i processi naturali di cui l’acqua è protagonista, così compromettendo la nostra vita e il nostro benessere, la vita e il benessere dei nostri simili e delle generazioni che verranno dopo di noi. Per cui è fondamentale considerare l’acqua come bene che la natura ci mette a disposizione, comprendere il ciclo dell’acqua nei delicati e complessi meccanismi della natura, assumere i comportamenti necessari affinché l’acqua preservi e rigeneri la vita sul pianeta. Fare in modo che l’acqua rigeneri la vita è una nostra assoluta priorità economica.

Uno dei danni più gravi che l’economia umana sta commettendo contro il ciclo dell’acqua sono i cambiamenti climatici generati dai gas-serra di origine antropogenica, prodotti da tutte le nostre attività.

Il fenomeno sappiamo che interessa l’intero pianeta. Ma guardando, a titolo esemplificativo, anche già solo ai dati che riguardano l’Italia, il recente studio del Centro Euro Mediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc) del settembre 2020, avverte in particolare che aumenteranno i fenomeni di siccità e le alluvioni, dunque avremo periodi dove l’acqua rischia di mancare e altri momenti dove ci sarà troppa acqua. Le alluvioni creeranno danni alle nostre città, ai nostri raccolti, nei corpi idrici aumenterà l’inquinamento, alzandosi il livello del mare avremo possibili intrusioni di acqua salata nelle nostre riserve di acqua dolce nelle zone costiere. Oltre ovviamente ad aumentare il rischio idro-geologico. I cambiamenti climatici sono una grande minaccia, soprattutto per l’acqua. Le temperature medie più alte (siamo nella direzione di ben oltre i 3 gradi rispetto alla temperatura media terrestre pre-industriale) comportano il fatto che l’acqua evapora più velocemente, e complessivamente si valuta che di acqua ce ne sarà meno: nel 2080, sempre il Cmcc valuta che i corsi d’acqua ridurranno la loro portata fino al 40%.

Il 2080 sembra oggi lontano, ma gli effetti sono già qui e ora: rispetto al valore medio del periodo 1971-2000 l’Istat indica negli ultimi 19 anni (dal 2001 al 2019) un’importante riduzione dei volumi d’acqua defluiti a mare, meno 15% per il Tevere e meno 11% per il Po (Istat 2020).

Dunque ridurre il più possibile le nostre emissioni di gas serra aiuta a preservare il più possibile l’equilibrio del ciclo dell’acqua, quelle condizioni di stabilità climatica che ci hanno consentito negli ultimi 10mila anni d’inventare l’agricoltura, di costruire le nostre città, di far prosperare le nostre civiltà. É la ricchezza della natura, di cui il nostro ingegno umano ne è parte attiva, che ci ha consentito di crescere e moltiplicarci fino a 7,8 miliardi di individui sul pianeta.

Il ciclo dell’acqua lo salvaguardiamo anche rinaturalizzando le nostre città e i nostri territori. Dove ci sono alberi e foreste, quando cade la pioggia, l’acqua viene trattenuta più a lungo sulle fronde e sulle foglie degli alberi, e le radici aiutano l’acqua in eccesso a infiltrarsi nel sottosuolo per ricaricare le falde che costituiscono le nostre riserve di acqua. L’acqua invece fa danni dove manca la vegetazione, soprattutto le precipitazioni più violente e intense, sui terreni agricoli nudi dilavano il terreno asportando via il sottile strato fertile in cui sorge la vita.

Il rapporto degli esperti della Commissione europea sulla salute dei suoli indica che il 23% dei suoli ha un livello di compattazione la cui densità ostacola il naturale assorbimento dell’acqua - non favorisce la ricarica degli acquiferi, aumenta il rischio di erosione del suolo e di alluvioni.

Il 23% è un numero enorme! Consideriamo che le aree artificiali coprono già il 4,2% del territorio dell’Ue e di queste il 50% è impermeabilizzato. In Italia abbiamo superato il 7%.

Il problema dunque non è solo rappresentato dal consumo di suolo con superfici artificiali, dall’espansione delle città e dalle infrastrutture, ma anche dalle pratiche agronomiche.

L’agricoltura è già riconosciuta come prima causa d’inquinamento diffuso dell’acqua per l’uso di fertilizzanti chimici e pesticidi (cfr. Commissione europea SWD(2019) 439 final per sintesi valutazione d’impatto sulle risorse idriche europee e nazionali - Agenzia europea per l’ambiente, Water and Agriculture). Abbiamo bisogno di un’agricoltura che consenta ai suoli di trattenere l’acqua il più a lungo possibile con il ripristino della loro porosità naturale, con copertura di vegetazione che trattenga nella sua massa più a lungo possibile acqua e umidità e che attraverso le radici l’aiuti a infiltrarsi nel sottosuolo, apportando benefici alla fertilità dei terreni, aumento di sostanza organica e biodiversità, stoccaggio di carbonio, prevenendo fenomeni di erosione e desertificazione: pratiche qualificabili anche come agro-ecologiche e soluzioni basate sulla natura per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici (in coerenza alle prescrizioni riportate nelle schede della Tassonomia Ue delle attività sostenibili). Oltre a proteggere e ripristinare aree verdi tampone lungo fiumi e corsi d’acqua per contenere l’impatto delle alluvioni.

Salvare dunque il ciclo dell’acqua ripristinando la natura: il diritto all’acqua e dunque alla vita lo rendiamo possibile con un’economia che lavora per la natura, non contro. Riflettere sul ciclo dell’acqua ci dimostra come diritti, ambiente ed economia sono strettamente interdipendenti, e possiamo considerarli quasi un’unica entità. Chi non ha la capacità di vedere quest’unità, vive di fatto in uno stato d’ignoranza, che genera inevitabilmente incomprensione e conflitti. La mancanza di visione di sistema è prodotta anche da carenze culturali, da parte di coloro che pensano che bisogna guardare al proprio interesse e disinteressarsi di tutto il resto. Mentre solo l’interesse generale consente di avere una visione di futuro su cui costruire dialogo per una transizione convergente al bene di tutti, alla pace e alla cooperazione.

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di Luigi Di Marco

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