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“Noi siamo natura”: garantire il benessere di tutti, partendo dal Pianeta

Redazione Ansa

Dal grande al piccolo, dagli ecosistemi terrestri, fonte di sussistenza necessaria alla vita sul Pianeta, compresa quella umana, alla creazione di un’“ecosistema benessere” per il buono stato di salute degli ambienti naturali e delle persone che cercano rifugio dagli stress quotidiani. Di questo e di altro si è parlato durante l’evento nazionale del Festival dello Sviluppo Sostenibile del 5 ottobre, andato in scena presso il Museo Macro di Roma, dal titolo “Ecosistema benessere. One health: verso una visione interconnessa di salute”, organizzato da Associazione italiana ambiente e sicurezza (Aias), Club alpino italiano (Cai), Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), Istituto superiore di sanità (Iss), Wwf Italia e dai Gruppi di Lavoro (GdL) dell’ASviS sui Goal 3, 6, 14 e 15 dell’Agenda 2030.

Ad aprire la giornata di dibattito, scandita da quattro panel dai titoli “Pianeta e benessere”, “Territorio e benessere”, “Fragilità e benessere” e “Governance e benessere”, ha provveduto Luigi Di Marco, consigliere Aias e co-coordinatore del GdL ASviS sui Goal 6, 14 ,15. “Abbiamo scelto di unire le forze tra i gruppi di lavoro di ambiente e salute nell’anno del Covid-19 per dimostrare le connessioni presenti tra questi due grandi temi”, ha dichiarato Di Marco, “Con la pandemia abbiamo cominciato a confrontarci per capire cosa ci sta succedendo e che tipo di contributo potevamo dare alla società civile. Ci siamo accorti che le risposte sono sempre nell’Agenda 2030. Nei mesi scorsi l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha stilato i sei punti del ‘Manifesto Oms’, che chiaramente fanno capire che per proteggere la nostra salute servono misure orientate sia al benessere umano sia a quello ambientale. Si fa anche riferimento alla necessità di smettere di sussidiare le fonti fossili e le attività ambientalmente dannose. Ricordo che ancora oggi nel mondo vengono elargiti più sussidi alle fonti fossili che al settore sanitario. Purtroppo la notizia del “Manifesto Oms”non è stata ripresa dai media”.

Luciana Sinisi, responsabile struttura di missione sostenibilità ambientale e salute presso l'Ispra  e coordinatrice del GdL ASviS sul Goal 3 si è invece soffermata sulla complessità del termine benessere: “La visione di salute è complessa, e deve essere allargata agli altri temi. Il concetto di benessere sfugge tuttora, per questo abbiamo scelto ‘ecosistema benessere’ come titolo dell’evento, per far capire che come negli ecosistemi possono esserci diversi contesti in cui il nostro benessere si sviluppa. In sostanza quello che vogliamo fare, è avviare una cultura di salute e ambiente per comprendere come il benessere sia collegato alla sostenibilità ambientale, ricordando quei principi ambientali che agiscono in modo positivo sul nostro benessere psicofisico. Sentiamo spesso parlare di resilienza, ma importante è anche la consilienza che ci mostra come poter costruire un percorso, per quanto complesso, che ha l’obiettivo di preservare la salute delle persone e quella ambientale”.

 

Pianeta e benessere

L’equazione è semplice, “Se distruggiamo la natura non possiamo né mangiare, né bere e né respirare”, considerazione che mette in chiaro, dunque, che stiamo parlando “del tema centrale della sostenibilità”. Sono le parole di Gianfranco Bologna, presidente onorario del comitato scientifico del Wwf Italia e co-coordinatore del GdL ASviS sui Goal 6, 14, 15, che ha moderato il primo panel dell’evento. “Sono anni che gli scienziati ci informano sullo stato di salute precaria degli ecosistemi naturali, con tutta una serie di impatti che sperimentiamo ogni giorno in termini di perdita di benessere. Ma la vita ha avuto origine 3,8 miliardi di anni fa, noi facciamo parte di un sistema che affonda le radici nei microrganismi, basti pensare che il 37% del nostro dna proviene dal mondo dei batteri, mentre quasi l’8% proviene dal mondo dei virus. Benessere umano e naturale sono la stessa cosa”.

Anche il successivo intervento di Telmo Pievani, professore di epistemologia delle scienze biologiche presso l’Università degli studi di Padova, ha sottolineato quanto siamo dipendenti dal mondo naturale a partire “dalle mutazioni genetiche che, è vero, spesso possono avere effetti negativi ma senza di loro noi e la biodiversità in generale non ci saremmo. Esempio lampante della nostra connessione con l’ambiente è dato dal dna, in parte comune a ogni forma di vita sul Pianeta, e dal funzionamento della sua molecola che ci mostra che siamo tutti ‘parenti’, iscritti nel grande processo della vita. Nel dna possiamo leggere tante informazioni mediche, ma anche tante altre storiche. Per rimuovere le cause profonde di questa pandemia non basta semplicemente trovare il vaccino, ma dobbiamo investire in ricerca per prevenire le zoonosi, e dobbiamo evitare l’intromissione dell’uomo negli ambienti naturali”.

Di zoonosi, malattie infettive che vengono trasmesse dagli animali all’uomo attraverso lo “spillover”, il salto di specie compiuto da un virus che diventa sempre più frequente, ha parlato Stefania Leopardi, veterinaria laboratorio zoonosi virali emergenti dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie. “Bisogna far capire come in realtà i virus in generale esistono da sempre nel nostro mondo”, ha affermato Leopardi, “Siamo così vulnerabili al Covid-19 perché non è mai entrato in contatto con il nostro genoma, e non si è adattato; infatti proviene da zone remote del Pianeta. Negli ultimi decenni emergono sempre più virus, si pensi a Ebola e Mers, perché l’uomo sta pesantemente modificando ambienti naturali dove questi virus si nascondono. Detta brutalmente, la Terra ci sta presentando il conto. Il Sars cov2 si pensa derivi dai pipistrelli, ma la colpa non è loro Semplicemente sono tanti, circa un terzo dei mammiferi presenti nel mondo. Per evitare nuove pandemie oltre alla ricerca va finanziata la sorveglianza; bisogna accorgersi subito della nascita di nuove malattie zoonotiche”.

 

Territorio e benessere

Giulio Cederna, direttore della Fondazione Paolo Bulgari e secondo moderatore della giornata, nel presentare i successivi relatori ha sottolineato che “è vero che siamo natura, ma per fortuna anche cultura e società, e questo ci rende perfettibili. Ma come impattano le condizioni naturali sul nostro benessere?”.

A dare la risposta ha provveduto Gemma Calamandrei, direttrice del centro Scic (Centro di riferimento scienze comportamentali e salute mentale dell’Iss), ricordando come determinanti siano “i primi mille giorni di vita che partono dall’inizio della gravidanza. Momento cruciale per la formazione delle nostre caratteristiche di salute, mentale soprattutto. In questo i fattori esterni, come l’inquinamento, sono in grado di alterare la formazione del nostro cervello, e quindi di incidere sulle capacità neuronali. Ma al centro dell’approccio di one health c’è lo ‘sposoma’, termine che ci dice che non dobbiamo valutare solo l’influenza ambientale; per il buono stato di salute conta anche l’insieme di fattori psicosociali”.

Di tutta una serie di benefici che sono in grado di offrire le piccole comunità locali, spesso dimenticate, ha parlato poi Rosanna Mazzia, sindaca di Roseto Capo Spulico e presidente dell’Associazione borghi autentici d’Italia. “La nostra associazione punta a valorizzare la comunità dei borghi, per metterla al centro delle politiche nazionali. È vero che nei borghi mancano molti servizi, e spesso i diritti dei cittadini sono negati, ma tanti indicatori ci dicono che la vita in queste zone va avanti in un contesto più sano, anche da un punto di vista sociale. Per anni le piccole comunità sono state dipinte come contesti poveri e poco moderni, ma il Covid-19 ha convinto parecchie persone che i borghi sono necessari all’intero sistema Paese. L’attuale disequilibrio con le città è insano e dannoso. Tutti i comuni della nostra rete sperimentano forme di economia civile, attività che consentono ai giovani di restare sui propri territori, non costringendoli quindi a migrare in cerca di fortuna”.  

 

Fragilità e benessere

Carla Collicelli, del segretariato ASviS e del Cnr (Centro nazionale ricerche), ha introdotto il tema della fragilità, ricordando che “le persone non sono tutte uguali, ce ne sono di più fragili” e come diverse terapia in stretto rapporto con la natura stiano dando ottimi risultati. “Il tema della montagna-terapia è una delle esperienze più interessanti che nel mondo si cerca di portare avanti per ridare ai ragazzi la possibilità di rimettersi in gioco, soprattutto ai più deboli”.

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di Ivan Manzo

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