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Alta sostenibilità: manodopera regolare significa anche lotta al caporalato

Redazione Ansa

Dopo il provvedimento del Governo che ha accolto la proposta della ministra per le politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, di regolarizzare migliaia di braccianti per rispondere alla necessità di manodopera in agricoltura, il dibattito sul tema si è focalizzato sulle conseguenze collaterali del fenomeno.

Tutelare i diritti di questi lavoratori significa anche lotta al caporalato e alla concorrenza sleale con relativa tutela delle imprese che, da Nord a Sud, rimangono schiacciate da tale sistema criminale. Un problema che accomuna tutto il Paese, dal momento che i braccianti si spostano sul territorio italiano a seconda del periodo di raccolta dei prodotti.

La Pandemia ha ribadito la centralità e la solidità delle filiere di approvvigionamento e distribuzione agroalimentare italiane, ma anche messo in evidenza l’urgenza di mettere in sicurezza, da un punto di vista sanitario, i braccianti che vivono in fatiscenti baraccopoli.  

Una regolarizzazione a 360° consentirebbe inoltre a questi lavoratori di accedere al reddito di emergenza o al microcredito, oltre a spingere le imprese a formarli, fidelizzarli e investire su di loro, poiché il sistema agricolo attuale va sempre di più verso un’agricoltura di precisione e di innovazione.

I fondi europei di cui l’Italia sarà destinataria, se ben utilizzati, potrebbero consentire al sistema agricolo italiano di essere ancora più competitivo?

Ne hanno discusso a Radio Radicale, nella rubrica Alta sostenibilità a cura di ASviS condotta questa settimana da Ruggero Po e Valeria Manieri, con gli ospiti Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali, e Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS.

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