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Per rilanciare l’economia investire nella biodiversità

Redazione Ansa

Il 20 maggio la Commissione europea ha adottato due strategie fondamentali per il Green Deal europeo: la nuova strategia per la biodiversità e la strategia dal produttore al consumatore, efficacemente denominata nell’originale inglese “from farm to fork”, per un sistema alimentare equo, salutare e ambientalmente sostenibile.

Entrambe le strategie, già annunciate a marzo 2020 e poi rinviate a causa dello scoppio della crisi del Covid-19, riflettono l’attuale momento storico, integrando nelle motivazioni sia la necessità di costruire un’Europa che sappia prevenire ed essere resiliente alle pandemie, sia il necessario rilancio dell’economia nel post-coronavirus. A tal fine è richiesto l’impegno di ciascun stato membro nel definire una strategia generale di rilancio in linea con il Green Deal europeo.

La pandemia ci ha sensibilizzato sui legami tra la nostra salute e la salute degli ecosistemi. Proteggere e ripristinare la biodiversità ed ecosistemi ben funzionanti, sono indicati come azioni chiave per incrementare la nostra resilienza e prevenire l’emergenza e la diffusione di nuove malattie. Allo stesso tempo la ricchezza di biodiversità è condizione essenziale per la produzione di cibo, mentre alcune pratiche agronomiche sono causa della perdita della biodiversità stessa. Le due strategie di fatto sono integrate su diversi aspetti con frequenti rinvii dall’una all’altra, mettendo in comune alcuni obiettivi chiave.

Per la biodiversità le azioni principali sono raccolte in due macro-obiettivi: a) aumentare le aree protette dell’Ue ad almeno il 30% al 2030, b) sviluppare un piano di ripristino degli ecosistemi.

Per le aree protette terrestri si tratta di un incremento di un minimo del 4%, mentre per le aree marine di un minimo del 19%. Un 10% delle stesse aree dovranno avere un regime di protezione stringente. Al fine di garantire l’efficacia delle misure di protezione, saranno definiti criteri guida per una corretta gestione delle stesse.

Sul fronte del ripristino della biodiversità, nel 2021 si prevede l’introduzione di un target minimo ancora da definire, ma che sarà legalmente vincolante. Dovrà comunque essere assicurato al 2030 una condizione di degrado zero nei trend di conservazione di habitat e specie, e un minimo di 30% di trend positivo per le specie attualmente in declino. Inoltre dovrà essere invertito il processo di declino degli impollinatori, essere ridotto del 50% l’uso dei pesticidi e destinare almeno il 25% delle aree agricole al biologico. Tra gli altri obiettivi si prevede: la riduzione della metà delle perdite di nutrienti da parte dei fertilizzanti; la piantumazione di tre miliardi di alberi; il ripristino delle aree alluvionali e delle zone umide lungo 25mila km dei corsi fluviali; la protezione dal specie invasive per il 50% delle specie presenti nella “lista rossa”; la dotazione delle città con più di 20mila abitanti di ambiziosi piani del verde entro il 2021.

Specificamente per la sostenibilità della filiera del cibo l’obiettivo è garantire che la produzione, il trasporto, la distribuzione, vendita e consumo abbiano un impatto neutro se non positivo sull’ambiente.  Dovrà essere assicurata la sicurezza del cibo e incentivate le diete sostenibili, garantendo che il costo del cibo sia accessibile a tutti, con la giusta remunerazione dei lavoratori lungo la filiera.  La transizione verso la sostenibilità del sistema alimentare cambierà il tessuto economico di molte regioni dell'Ue e le loro interazioni. La strategia “from farm to fork” prevede una proposta legislativa prima della fine del 2023, dove meglio strutturare questi obiettivi con specifiche indicazioni normative.

Nell’ambito della politica agricola comune parte degli stessi obiettivi saranno anticipati anche con specifiche raccomandazioni che la Commissione rivolgerà ai singoli Stati membri.

La stessa strategia prevede l’elaborazione di un piano europeo coordinato di risposta a possibili crisi di disponibilità di cibo.

Una parte della strategia è dedicata al settore di trasformazione del cibo prevedendo l’integrazione con i principi dell’economia circolare e con il relativo nuovo piano adottato dalla Commissione europea.

Entrambe le strategie dedicano una parte agli aspetti sistemici che dovranno sostenere il cambiamento, attraverso ricerca e innovazione (nell’ambito del programma Horizon Europe), educazione e sviluppo di competenze professionali, servizi di consulenza strutturati.

In particolare la strategia per la biodiversità prevede la costruzione di un sistema di governance definendo specifici ruoli e responsabilità degli attori istituzionali e la definizione di un set di indicatori per facilitare la verifica dei risultati anche nel monitoraggio previsto dal semestre europeo. Aspetti finanziari e di coinvolgimento del business su queste tematiche s’integreranno con il rinnovo della Strategia per finanza sostenibile e la tassonomia Ue per le attività sostenibili, le attività di reporting non finanziario. La Commissione promuoverà la fiscalità ecologica incoraggiando misure da adottare dagli stati membri.

Infine si ripropone l’impegno nei rapporti internazionali e negli accordi di libero scambio d’inserire condizioni che implicano il rispetto delle stesse regole ambientali e sociali dell’Ue per tutti gli altri stati e partner commerciali, e l’impegno ad alzare il livello dell’ambizione in vista degli accordi da assumere con la Cop 15 della Convezione sulla diversità biologica e nell’ambito dell’Agenda internazionale sugli oceani.

 

di Luigi Di Marco

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