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Ristorazione: Cna, anticipo riapertura o si rischia tracollo

Servono tempi certi, bonus e incentivi, meno tasse e burocrazia

Redazione Ansa

(ANSA) - PESCARA, 29 APR - Rabbia, delusione, timori per il futuro per gli operatori abruzzesi legati alla filiera del cibo: aziende di produzione, bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, rosticcerie, catering. In Abruzzo, fa notare Cna Alimentare, ci sono circa 11mila aziende. E mentre la Regione promette di anticipare "motu proprio" la riapertura, la preoccupazione delle imprese è ristabilire un clima di fiducia.
    La distanza di sicurezza di almeno un metro per ristoranti, bar, pizzerie comporterebbe un dimezzamento di sedute e ingressi, con gravi conseguenze per l'occupazione. "Gelaterie e pasticcerie hanno bisogno non solo di riaprire a pieno regime, ma di sapere come riaprire. Indebitarsi senza regole certe non vale la pena: è necessario eliminare tutti i lacciuoli della burocrazia nei prossimi sei mesi, "per questo Cna Alimentare - dichiara la presidente regionale Antonella Antenucci, titolare a Cupello di "Colline di Evagrio" che produce confetture e marmellate - chiede ai 305 comuni abruzzesi di concedere l'occupazione del suolo pubblico all'aperto gratis e, a quelli impossibilitati, di sostenere un possibile trasferimento di locazione con l'aiuto del credito di imposta.
    "Senza aiuti concreti dal governo sarà difficile per molti ripartire e garantire un lavoro ai collaboratori - aggiunge Giulia Mistichelli, presidente a Pescara di Cna Giovani Imprenditori, titolare di "Santa Ignoranza - Molti ristoratori si stanno attrezzando con asporto, ma vogliamo tornare a fare il nostro lavoro". "Del settore banchetti e catering non parla nessuno - dice Laura Del Vinaccio che a Mosciano Sant'Angelo gestisce "Borgo Spoltino" - Eppure muove grandi numeri e si collega a una filiera che dà occupazione anche all'indotto con hotel, agriturismi, b&b, escursioni. Sono state cancellate decine di prenotazioni fino a luglio: se non si fanno cerimonie religiose o civili non si festeggia, per la mia azienda rappresentano il 90% del fatturato. Con la consegna a domicilio non funziona: un conto è stare in una realtà urbana, altra cosa in campagna". "Siamo consapevoli del periodo eccezionale e disponibili a stringere i denti, ma serve un piano sul dopo - commenta Gino Di Masso, titolare a Scanno dell'azienda che produce il Pan dell'Orso - perché il legame tra settore alimentare, prodotti tipici e turismo è indissolubile". (ANSA).
   

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