Abruzzo

Monumento al Samudaripen 'encomiabile'

Inaugurato a Lanciano per ricordare sterminio Rom e Sinti

Redazione Ansa

(ANSA) - PESCARA, 5 OTT - "Nella loro lingua, il romanì, si chiama 'Samudaripen' che letteralmente significa 'tutti morti'.
    E' lo sterminio che i popoli Rom e Sinti hanno subìto per mano della bestia nazifascista durante la seconda guerra mondiale.
    Mezzo milione di innocenti la cui vita è stata troncata a causa della folle ideologia hitleriana. E questa mattina, a Lanciano, l'inaugurazione, per la prima volta in Italia, di un monumento che ricorda il martirio di questa moltitudine sterminata di persone senza colpa. Un'iniziativa straordinaria che inorgoglisce l'Abruzzo e verso la quale ognuno di noi, nessuno escluso, ha il dovere, in primo luogo morale, di rendere omaggio". Il consigliere regionale abruzzese Leandro Bracco commenta così l'inaugurazione del monumento al 'Samudaripen', a Lanciano, nel Parco delle Memorie. "Settantacinque anni dopo la rivolta che le valse il conferimento della Medaglia d'Oro al Valore Militare - afferma Bracco - la città di Lanciano si rende protagonista assoluta di un gesto encomiabile. A causa della barbarie tedesca del nazionalsocialismo - prosegue Bracco - i popoli Rom e Sinti vissero una tragedia epocale nell'ambito della quale le vite di ben 500mila persone appartenenti alle loro etnie vennero spezzate nei campi di concentramento e sterminio nazisti.
    Uomini, donne e bambini che indistintamente e senza pietà alcuna andarono incontro alla morte nelle maniere più aberranti che solamente menti perverse potevano partorire". "Oggi accanto a Villa Sorge (che dal 1940 al '43, fu campo di internamento), la mattanza patita dai Rom e Sinti troverà, giustamente e finalmente, il doveroso ricordo tramite l'inaugurazione di un monumento realizzato con la pietra della Majella. Un monumento, il primo in Italia e il secondo in Europa, dedicato al genocidio di mezzo milione di innocenti".
    "Quindici anni fa moriva Karl Stojka, eccezionale artista Rom di religione cattolica che riuscì a resistere alle atrocità che si perpetrarono a Buchenwald, ma i cui familiari vennero trucidati in terra tedesca. Le sue parole racchiuse in una poesia - conclude Bracco - sono la testimonianza più autentica di quanto forti e tenaci siano i popoli Rom e Sinti: 'Noi siamo come i fiori di questa terra. Ci possono calpestare, ci possono sradicare, gassare, ci possono bruciare, ammazzare, ma come i fiori noi torniamo comunque sempre".
   

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