Abruzzo

Cinema: a Venezia docufilm su Flaiano firmato da Cavuti

In anteprima il 6 settembre, scritto e diretto da Davide Cavuti

Redazione Ansa

(ANSA) - CHIETI, 03 SET - "Un marziano di nome Ennio", il docufilm dedicato a Ennio Flaiano scritto e diretto dal compositore e regista abruzzese Davide Cavuti, sarà in anteprima nazionale alla 78/a Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il 6 settembre alle 10 all'"Italian Pavilion" con l'Istituto Luce Cinecittà: oltre al regista, interverranno l'attrice Maria Rosaria Omaggio, Gabriele Antinolfi, direttore della "Biblioteca Luigi Chiarini" del Centro Sperimentale di Cinematografia, Federico Savina, docente alla Scuola Nazionale di Cinema. La produzione è di "MuTeArt Film" e "Fondazione Pescarabruzzo", con la collaborazione della "Biblioteca Luigi Chiarini". Nel cast Massimo Dapporto (Ennio Flaiano); Michele Placido (Vittorio De Sica), Mariano Rigillo (Federico Fellini), Pino Ammendola (Peppino Amato), Lino Guanciale (un giornalista ispirato alla figura di Carlo Mazzarella); Edoardo Siravo, Debora Caprioglio, Maria Letizia Gorga, Annalisa Favetti, Angelica Cacciapaglia. La colonna sonora del film è dello stesso Cavuti ed è stata registrata negli studi "Arts Factory" a Teramo. Le riprese del film si sono svolte a Roma, Fregene e Pescara.
    Cavuti torna per la quinta volta a Venezia, dove aveva presentato i suoi lavori da regista "Un'avventura romantica" (2016), "Preghiera" (2017), "Lectura Ovidii" (2019) e nella veste di compositore di alcune musiche del film "Vallanzasca - gli angeli del male" (2010) diretto da Michele Placido. "Sono felice e onorato di poter presentare in anteprima il mio lavoro su Ennio Flaiano, un genio assoluto della cultura italiana - dice Cavuti. Devo ringraziare tutti quelli che hanno collaborato al film, il cast artistico e tecnico: questo film completa il mio percorso nel mondo flaianeo dopo il cine-concerto "Flaiano in musica" del 2016, e lo spettacolo teatrale "Non svegliate lo spettatore" del 2020". Flaiano scriveva "Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? È improbabile". È un pensiero ancora molto attuale - conclude Cavuti - il lavoro è ispirato alla sua vita ed è stata per me un'occasione unica per osservare da vicino i suoi capolavori". (ANSA).
   

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