Abruzzo

Moti 1971:Graziosi,brindisi per ok a Statuto finì in procura

Mattucci e Presidenza denunciati per distrazione fondi pubblici

L'AQUILA CASTELLO FORTE SPAGNOLO

Redazione Ansa

(ANSA) - L'AQUILA, 14 APR - "Era il 31 marzo 1971: dopo i moti dell'Aquila, il consiglio regionale si riunì per sicurezza nei saloni del Forte Spagnolo, nella sala dell'Auditorium della Società Aquilana dei Concerti, per approvare lo Statuto regionale nel suo testo intero: il presidente del Consiglio Emilio Mattucci pensò che valeva la pena fare un brindisi che però costò a lui e a tutto l'ufficio di Presidenza una denuncia per distrazione di fondi pubblici".A ricordare l'epilogo beffardo dei moti aquilani è il testimone oculare e cronista dell'epoca, responsabile della prima pagina dell'inserto de 'Il Tempo' d'Abruzzo, poi fondatore e capo Ufficio Stampa della Regione, Silvio Graziosi, 91 anni, giornalista professionista dal 1963.
    "Dopo la seduta consiliare - racconta Graziosi - c'era soddisfazione tra i politici presenti quella sera, ma l'espressione di Tullio De Rubeis, sindaco dell'Aquila, come testimonia una eloquente foto che conservo da qualche parte, diceva ben altra cosa. Per altri personaggi, invece, il momento fu ritenuto importante. Il presidente Mattucci pensò che valeva la pena fare un brindisi. Riunì alcuni suoi colleghi in una saletta e stappò qualche bottiglia di spumante. Era presente anche il Commissario del Governo, Luigi Petriccione. Per 'captare' il fatto di cronaca mi inserii tra gli ospiti della saletta. In quella occasione molti dei consiglieri regionali presenti oltre a Mattucci e al Presidente della Giunta regionale Ugo Crescenzi e, tra gli altri, Lanciaprima (Psi) e Massarotti (Pci), vollero apporre il loro autografo, accompagnandolo con simpatiche espressioni nei miei confronti, scrivendole sulla copertina di una copia fotostatica dello Statuto appena approvato. Ma quelle bollicine del brindisi costarono a Mattucci, e a tutto l'ufficio di presidenza del Consiglio, una denuncia alla Procura della Repubblica, da parte del Prefetto dell'Aquila, Luigi Petriccione, che pure aveva gustato quelle bollicine, per distrazione di fondi pubblici. Finirono tutti sotto inchiesta, ma furono poi prosciolti". (ANSA).
   

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