(ANSA) - L'AQUILA, 28 AGO - "L'Aquila è un luogo per me
familiare. Anzi, è all'origine della mia famiglia, perché i miei
genitori si sposarono proprio qui, l'anno dopo la fine della
guerra e promisero di amarsi davanti al Vescovo dell'Aquila di
allora, il Cardinale Confalonieri". E' uno dei primi passaggi
dell'omelia del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo
metropolita di Bologna, alla Messa di apertura della Porta Santa
di Santa Maria di Collemaggio all'Aquila. Per la prima volta
nella storia della Perdonanza Celestiniana l'evento è stato
trasmesso su un'emittente nazionale, Tv2000, e sul sito internet
del Vaticano www.vaticannews.va.
"Vorrei ricordare i miei genitori insieme ai vostri - ha
detto Zuppi - non solo per ringraziarli, ma perché credo che
dobbiamo tanto a questa generazione che ha ricostruito l'Italia.
Molti 'nostri' vecchi hanno perso la vita in queste dolorose
settimane, isolati, non accompagnati come avrebbero avremmo
desiderato".
Zuppi ha ricordato che "San Celestino, uomo austero, senza
compromessi, che indicò il cambiamento alla Chiesa e al mondo,
proponendo il solo Vangelo, l'umiltà, la preghiera, il docile
servizio agli altri, ci ha donato la Perdonanza per liberare il
nostro cuore dal male che lo rende lupo degli altri uomini e di
noi stessi e aiutandoci a sentire il paradiso del perdono".
"Questo anno - ha proseguito Zuppi - si presenta particolare sia
per le presenze necessariamente limitate sia perché siamo
confrontati tutti con il male e capiamo con maggiore chiarezza
l'importanza del perdono. Il male è sempre una pandemia:
colpisce tutti e ognuno, si trasmette, ci rende contagiosi, ci
fa credere di non stare sulla stessa barca e ci illude che
pensando a noi stessi troviamo sicurezza dalla paura".
"In questo anno così particolare il Papa - ha detto ancora
Zuppi - ha indicato alcuni motivi per chiedere perdono
nell'omelia pronunciata in una Piazza San Pietro vuota, con il
mondo intero abbracciato dalle braccia materne del colonnato,
nel pieno della pandemia. Abbiamo creduto di vivere sani in un
mondo malato e quindi siamo stati indifferenti verso la
sofferenza altrui". E ha aggiunto: "Non c'è tempo da perdere e
perderlo è davvero un peccato, come tutto ciò che divide, non
ama e sciupa le opportunità e l'amore stesso, rendendolo
mediocre o senza sapore. Ne sapete qualcosa voi - ha detto
rivolgendosi agli aquilani - colpiti da quel terribile terremoto
le cui ferite ci portiamo nel cuore, monito a non arrendersi per
non essere mai complici del male! E L'Aquila non si arrende, non
si è arresa e guarda con fierezza al futuro! Che sia sempre
aiutata a costruirlo!".
Per l'arcivescovo di Bologna "se vogliamo guarire questo
mondo dobbiamo modificare i nostri stili, difendere la vita
sempre e con tutto noi stessi! Molti si chiedono dopo la
pandemia: saremo diversi o torneremo quelli di prima? Dipende da
noi. È la nostra scelta e responsabilità. Non perdiamo una sfida
così importante per cambiare noi e rendere migliore il mondo,
pensando soprattutto a chi viene dopo". (ANSA).
Il Perdono all'Aquila, card.Zuppi "città fiera verso futuro"
L'arcivescovo di Bologna apre la Porta Santa di Collemaggio