Abruzzo

Acqua Gran Sasso: indagati vertici Infn e Strada dei Parchi

Forum H2o, visto approccio anti-scientifico

Un rubinetto di una cucina

Redazione Ansa

Ad un anno dall'avvio dell'inchiesta sul sistema Gran Sasso, in seguito ai presunti sversamenti di sostanze inquinanti, la Procura di Teramo ha iscritto nel registro degli indagati 10 persone tra vertici dell'Infn, Strada dei Parchi e Ruzzo Reti, tutte accusate di inquinamento ambientale. Ad essere raggiunti dall'avviso di garanzia il presidente dell'Infn Fernando Ferroni, il direttore dei Laboratori Stefano Ragazzi, il responsabile del servizio ambiente dei Laboratori Raffaele Adinolfi Falcone, il responsabile della divisione tecnica dei Laboratori Dino Franciotti, il presidente di Strada dei Parchi Lelio Scopa, l'amministratore delegato di Strada dei Parchi Cesare Ramadori, il direttore generale di Strada dei Parchi Igino Lai, il presidente della Ruzzo Reti Antonio Forlini, il responsabile dell'Unità operativa di esercizio della Ruzzo reti Ezio Napolitani e il responsabile del servizio acquedotto della Ruzzo Reti Maurizio Faragalli.   

"Su questa vicenda la scienza si è comportata in maniera anti-scientifica, basandosi sull'ipse dixit, ovvero sul fatto che andava tutto bene perché nei laboratori c'erano gli scienziati. Anche gli scienziati a volte sbagliano e la scienza non si fonda sull'oscurantismo, ma sull'analisi dei fatti e sull'apertura mentale". Così Augusto De Sanctis, del Forum H2o.

       L'esponente del Forum H2o definisce "allucinante la situazione che è emersa e che coinvolge il più grande laboratorio di fisica nucleare del mondo. Parliamo di mancanza di impermeabilizzazione, degrado, abbandono - rimarca De Sanctis - e di esperimenti condotti contra legem, perché lo stoccaggio di migliaia di tonnellate di sostanze chimiche pericolose era irregolare fin dall'inizio, visto che la prima legge in materia è del 1988". L'esponente ambientalista mette in luce anche "le carenze sull'aspetto gestionale, ad esempio sul rispetto della direttiva Seveso per la sicurezza, senza contare che dal 2011 manca il Piano di emergenza per la popolazione".  

L'inchiesta, scrivono i magistrati nel capo di imputazione, avrebbe fatto emergere un "permanente pericolo di inquinamento ambientale e, segnatamente, il pericolo di compromissione o deterioramento significativo e misurabile delle acque sotterranee del massiccio del Gran Sasso". L'inchiesta, affidata ad un pool di magistrati composta dai pm Stefano Giovagnoni, Greta Aloisi e Davide Rosati e coordinata dal procuratore capo Antonio Guerriero, aveva riunito due differenti fascicoli, con gli accertamenti affidati agli uomini del Noe, coordinati dal maggiore Antonio Spoletini, aperti entrambi dopo alcuni episodi di presunto inquinamento dell'acqua rilevati tra il 2016 e il 2017. L'ultimo a maggio dello scorso anno, quando fu dichiarata la non potabilità, per 32 comuni del Teramano, dell'acqua proveniente dall'invaso del Gran Sasso. Una non potabilità durata appena 12 ore ma che gettò nel panico i cittadini.

L'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) conferma piena fiducia nella magistratura e massimo impegno a collaborare. Il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha fatto partire una richiesta urgente di chiarimenti ai vertici dell'Infn. 

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