(ANSA) - SULMONA (L'AQUILA), 4 AGO - Fu una spedizione
punitiva dettata dalle chiare finalità di discriminazione
razziale e i due indagati avrebbero potuto uccidere, sfiorando
con il coltello organi vitali. Infatti scrive il giudice Marco
Billi nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei
confronti di Serafino Di Lorenzo e Nicola Spagnoletti che "la
tipologia dell'arma impiegata, la natura del gesto compiuto e
l'ampiezza della ferita procurata alla persona offesa, sono
tutti elementi che denotano con assoluta evidenza l'idoneità
degli atti a cagionare il decesso della persona offesa".
Secondo il giudice in particolare Di Lorenzo, confermando
questa ipotesi con frasi postate sui social, avrebbe lamentato
la cessione di sostanze stupefacenti anche a ragazzi, da parte
di alcuni ospiti della struttura di accoglienza, rivendicando di
essere l'autore dell'irruzione nel centro di corso Ovidio. Dal
tenore dei post pubblicati dallo stesso Di Lorenzo, secondo il
giudice "traspaiono con estrema chiarezza frasi di
discriminazione razziale e di odio etnico che confermano la
sussistenza della circostanza aggravante".(ANSA).
Raid razzista: gip, fu spedizione punitiva,potevano uccidere
Giudice, discriminazioni razziali e odio etnico aggravanti