Abruzzo

Ex vicesindaco L'Aquila a domiciliari per corruzione

Inchiesta sui lavori ricostruzione Oratorio Don Bosco

Redazione Ansa

(ANSA) - L'AQUILA, 10 NOV - La nuova inchiesta della procura aquilana sui lavori della ricostruzione post terremoto, in particolare due appalti per complessivi 28 milioni di euro, ha portato ai domiciliari l'ex vice sindaco del Comune dell'Aquila e assessore all'urbanistica Roberto Riga - costretto a dimettersi nello scorso gennaio perché indagato nell'ambito dell'operazione 'Do ut des' su presunte mazzette negli appalti - e il noto imprenditore Massimo Mancini, proprietario dell'omonima azienda impegnata nella ricostruzione, nonché vicepresidente dell'Aquila Calcio. L'accusa per i due è di corruzione e di concorso in corruzione.

Gli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza hanno eseguito anche altre due misure cautelari, tutte emesse dal gip Giuseppe Romano Gargarella, notificando due interdittive del divieto temporaneo dell'esercizio d'impresa per il periodo di un mese nei confronti di altri due imprenditori locali operanti nel settore edile, anch'essi accusati di corruzione nei confronti dell'ex assessore. Sono stati sequestrati inoltre beni nella disponibilità dell'amministratore pubblico per circa 58 mila euro ricollegabili alle presunte mazzette. Al centro dell'inchiesta l'appalto privato affidato all'Impresa Mancini degli interventi di riparazione e ricostruzione post-sisma dell'Oratorio Don Bosco e, successivamente, di quelli relativi all'intero complesso edilizio di proprietà dell'Opera Salesiana, di cui l'Oratorio faceva parte integrante: il tutto per un valore di 28 milioni e mezzo di euro.

Secondo le indagini svolte dalle fiamme gialle e coordinate dal procuratore capo Fausto Cardella e dal pm David Mancini, l'ex vice sindaco si sarebbe speso con il rappresentante legale dell'opera salesiana per favorire l'affidamento alla ditta di Mancini e in cambio avrebbe stipulato con Mancini un contratto di affitto di 12 anni (6 anni + 6) a prezzo maggiorato rispetto a quelli di mercato di una delle due abitazioni acquistate in precedenza da sua moglie. Inoltre, le due pratiche relative all'appalto approvate dal Comune nel 2013 e nel 2014 non sarebbero regolari perché non si tratterebbe di prima abitazione per il rappresentante legale, ma di spazio 'ricettizio e religioso' quindi non ad uso abitativo, il che farebbe scattare un contributo massimo di 80 mila euro.

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