Imbarazzo Cruz, silura la portavoce

Redazione ANSA

Va bene il gioco sporco, ma non troppo. Nella lotta, anche a suon di spot negativi del tutti contro tutti nella corsa per la Casa Bianca, ad inciampare e' il candidato per la nomination repubblicana Ted Cruz dopo che i responsabili della sua campagna hanno rilanciato un aneddoto, poi rivelatosi falso, sul rivale Marco Rubio. Cruz e' costretto cosi' ad una 'condanna esemplare' per rimettere in riga il suo staff, chiedendo le dimissioni del suo portavoce Rick Tyler.

L'episodio in questione riguarda un post su Facebook pubblicato da Tyler appunto, poi cancellato, con cui il portavoce rilanciava un blog che riferiva come Marco Rubio, imbattendosi in Sud Carolina nel padre di Cruz e in un membro del suo staff che stava leggendo la Bibbia, avesse affermato che questa "non contiene tutte le risposte". Successivamente lo stesso collaboratore di Cruz ha ammesso che Rubio non ha mai pronunciato quella battuta. "Anche se fosse stato vero i miei collaboratori non avrebbero dovuto rilanciarlo", ha affermato Ted Cruz. Si e' trattato, ha detto, di "un grave errore di giudizio". Da qui la richiesta delle dimissioni del suo portavoce.

E, a guardar bene, si e' trattato di una scelta quasi obbligata per Cruz che era gia' stato travolto dalle critiche per i colpi bassi da parte dei responsabili della sua campagna elettorale. In occasione delle primarie in Iowa il bersaglio era stato il candidato repubblicano Ben Carson: quando ancora le votazioni erano in corso lo staff di Cruz aveva fatto circolare la voce che il neurochirurgo in pensione intendesse ritirarsi dalla corsa.

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