Lite dei candidati sui dati d'ottobre

Redazione ANSA

L'Azienda America crea 161.000 posti di lavoro in ottobre, con un tasso di disoccupazione in calo al 4,9% e i salari in crescita del 2,8%, la velocità maggiore dalla recessione del 2009. E fra Donald Trump e Hillary Clinton e' subito scontro. I dati, che confermano l'ipotesi di un aumento dei tassi di interesse da parte della Fed in dicembre, piombano a quattro giorni dal voto americano, riaccendendo il dibattito sull'economia, la grande assente dal confronto elettorale delle ultime settimane. Il tycoon parla senza mezzi termini di ''disastro'', di fallimento delle politiche di Barack Obama e di quelle dei presidenti democratici per l'economia. Clinton valuta i dati come una ''buona notizia'': ottobre e' stato il ''73mo mese consecutivo di crescita'' per il mercato del lavoro. Per l'ex segretario di Stato non ci sono dubbi sul fatto che ''l'economia e' pronta a decollare''. La Casa Bianca le fa eco, esultando per la nuova crescita del mercato del lavoro, con le aziende che hanno creato 15,5 milioni di lavoro dal 2010. Alle prese con gli ultimi scampoli di campagna elettorale, che li vedono impegnati negli stati incerti, Trump e Clinton offrono due visioni opposte sull'economia. Hillary, in corsa per l'eredita' di Obama, mostra come sotto Barack l'economia e' uscita dalla Grande Recessione. E i dati sul mercato del lavoro lo dimostrano, con il tasso di disoccupazione crollato dal 9,4% dell'ottobre del 2010 al 4,9% del mese scorso. ''Faro' di tutto per far salire i salari dei lavoratori. Meritate di essere parte della crescita'' dice Clinton agli elettori, criticando Trump per voler concedere sgravi fiscali ai ricchi aumentando le tasse per la classe media. Trump respinge le critiche. ''Come puo' Hillary gestire il paese se non sa neanche gestire le sue email?'' dice il tycoon, assicurando come il suo taglio delle tasse rilancera' l'economia e come le sue politiche, fra le quali l'abolizione del Nafta, faranno tornare posti di lavoro negli Stati Uniti. Ma le ricette di Trump non convincono. A bocciarle e' Citigroup che, in caso di una sua vittoria, prevede un calo dello S&P 500 del 3-5%, e intravede la possibilità di una recessione. Barclays e' ancora più pessimista, stimando una contrazione dello S&P 500 fino all'11-13%. Il recupero di Trump nei sondaggi si e' già fatto sentire sull'indice, innescando una serie di otto sedute consecutive negative, la piu' lunga dall'ottobre 2008

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