Trump attacca Latinos. Scontri a comizio, 35 arresti

Redazione ANSA

    Donald Trump porta il suo messaggio su muri e deportazioni a pochi chilometri dal confine con il Messico, attaccando duramente il ''messicano'' Gonzalo Curiel, il giudice che si occupa del caso della Trump University. E si scontra con una imponente manifestazione di protesta, una della maggiori organizzate finora contro il tycoon.

     Piu' di 1.000 persone scendono in piazza e la tensione sale subito: la polizia in assetto anti sommossa e' costretta a disperdere la folla, usare lo spray al peperoncino ed eseguire 35 arresti. E' avvenuto a San Diego, a pochi chilometri dall'affollato confine fra Messico e Stati Uniti, una delle vie usate dagli immigrati per entrare clandestinamente negli Usa. E proprio centinaia di ispanici sono scesi in piazza contro Trump, chiedendo la ''deportazione di Melania'', la moglie del tycoon di origine slovena, e la ''legalizzazione di 11 milioni di immigrati''. Accanto ai manifestanti anti-Trump, i sostenitori del tycoon con striscioni a favore del muro con il Messico.

      Agli scambi di battute iniziali, e' seguito il lancio di bottigliette di plastica fino a quando la tensione e' salita a livelli elevati, costringendo le forze dell'ordine a intervenire per calmare gli animi. Ci sono volute ore prima che la situazione tornasse alla normalita'. Il palcoscenico a pochi minuti dal confine ha offerto a Trump di tornare a ribadire la sua rigida posizione sull'immigrazione e per affrontare una delle piaghe della California, la siccita'. Trump la nega e assicura: se sara' presidente la risolvera'. Poi passa all'attacco degli ispanici, prendendo di mira il giudice Curiel. ''Mi odia, dovrebbe vergognarsi'' afferma Trump. ''Ci vedremo a novembre, anche da presidente. E' messicano, alla fine gli ispanici mi appoggeranno'' mette in evidenza il tycoon. Con in tasca la nomination Trump punta a rafforzarsi negli stati tradizionalmente democratici, quali New York e la California, dove le primarie si terranno il prossimo 7 giugno.

     Attende l'appuntamento con attenzione anche Hillary Clinton, che cerca di guardare avanti dopo una settimana nera, con il riaccendersi dello scandalo delle email e i sondaggi che la danno a soli due punti di vantaggio su Bernie Sanders in California. E ora anche il riemergere della grana Goldman Sachs, con l'attenzione sui rapporti fra la famiglia Clinton e l'amministratore delegato della banca, Lloyd Blankfein. Non sembra darle tregua neanche il rivale democratico: Sanders chiede la rimozione dell'ex parlamentare Barney Frank e del governatore del Connecticut Dannel Maloy da co-presidenti delle commissioni per le regole e la piattaforma della Convention Democratica. Una richiesta basata sul fatto che sono dei ''surrogati'' di Clinton.

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