Hillary-Trump, sfida a distanza davanti comunità ebraica

Assente Bernie Sanders

Redazione ANSA

(di Anna Lisa Rapanà)

La sfida, a distanza, tra Donald Trump e Hillary Clinton e' davanti alla comunita' ebraica. E' presidenziale Hillary Clinton nel suo accorato intervento alla conferenza annuale a Washington della potente lobby ebraica Aipac.

Ed e' un attacco frontale a Trump, pur mai menzionato per nome, quando afferma che "L'America non può essere neutrale se si tratta della sicurezza di Israele o della sua sopravvivenza", quando ripete che "la sicurezza di Israele non e' negoziabile". Non come aveva invece sostenuto il tycoon di New York qualche settimana fa, convinto - aveva insistito - che da una posizione "neutrale" rispetto al conflitto israelo-palestinese sarebbe stato possibile "negoziare" meglio.

Cosi' la frontrunner democratica al Verizon centre di Washington sfodera tutta la sua esperienza, non solo da segretario di Stato, ma da politica navigata che quella platea la conosce bene e sa cosa vuole sentirsi dire. Al punto che non manca di sottolineare come lei, alla Casa Bianca, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu lo inviterebbe subito, suscitando una standing ovation. E un applauso fragoroso quando ricorda che Israele con Golda Meir ha gia' avuto una donna leader, "in America cosa stiamo aspettando?".

Un contrasto non da poco con il clima che attende Trump, pur non 'digiuno' di rapporti con la comunità ebraica americana, visto che da una vita fa affari a New York con la sua alta densità di abitanti ebrei. Di recente poi ha anche legami familiari con la comunita', dopo che la figlia Ivanka ha deciso di abbracciare la fede del marito convertendosi all'ebraismo. Eppure, all'Aipac arrivano tutti i candidati meno uno, Bernie Sanders, l'unico tra l'altro di religione ebraica, ma e' su Trump che sono puntati i riflettori. Da giorni si parla di un possibile boicottaggio, suggerito da un gruppo di rabbini.

Gli organizzatori dell'evento tentano di correre ai ripari distribuendo un memo con indicazioni sul comportamento durante gli interventi: applaudire se si e' d'accordo,altrimenti astenersi. Trump da parte sua promette buona condotta e afferma che che davanti alla comunita' ebraica spieghera' la sua strategia. Intanto in un incontro con la editorial board del Washington Post fa i nomi della sua squadra di consiglieri per la politica estera, dettaglio che fino ad ora era mancato e che aveva alimentato dubbi e attacchi degli avversari. E' soltanto la prima tappa in una giornata fitta di impegni nella capitale per il candidato repubblicano che, da outsider doc, da queste parti - all'ombra della cupola del Congresso soprattutto - non si fa vedere troppo. Lascia tuttavia tracce evidenti: su Pennsylvania Avenue, a pochi metri dalla Casa Bianca, e' impossibile non notare la scritta gigante 'TRUMP', all'ingresso dello storico palazzo delle Poste che il magnate di New York ha acquisito e sta trasformando in un albergo di lusso. Sara' pronto in autunno, proprio intorno all'election day di novembre pare, intanto e' li' che tiene una conferenza stampa dopo aver incontrato un gruppo di influenti esponenti del partito repubblicano. Un 'incontro segreto' o quasi, da cui poco trapela. Si sa pero' che i vertici del partito, dallo speaker Paul Ryan in giu', non c'erano. E si sa anche che un 'super Pac' anti-Trump -i comitati per la raccolta di fondi elettorali- si e' prefisso dei tenere nota della lista dei nomi al meeting.

Non nemmeno manca il 'Trump Show': a conferenza stampa in corso una donna si propone per un posto di lavoro. Il tycoon di New York non si tira indietro, e' anzi pane per suoi denti e le offre subito un impiego, affermando che "d'istinto" sente che "e' un buon affare".

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