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Armenia, in mostra 3.000 anni di storia del popolo dell'Arca

Al Vittoriano in occasione del centenario del genocidio

05 marzo, 18:31

di Cristiana Missori

 

(ANSA) - ROMA - Una terra di cui poco si sa, ma ricca di storia e di cultura. Un popolo che nel corso della storia ha sofferto molto, riuscendo inesorabilmente a rialzarsi. Alla millenaria civiltà armena e alla capacità di resilienza del suo popolo è dedicata la mostra ''Armenia. Il Popolo dell'Arca'', ospitata dal 6 marzo al 3 maggio nel Salone Centrale del Complesso del Vittoriano a Roma. Un omaggio, come ricorda l'ambasciatore armeno in Italia, Sargis Ghazaryan, in omaggio alle vittime del genocidio - di cui il 24 aprile cadrà il centenario - ma anche ''una grande occasione per celebrare la rinascita del popolo armeno''. Un viaggio, racconta a margine della presentazione il diplomatico, ''attraverso i tremila anni di storia della civiltà armena, al confine tra Occidente e Oriente conosciuti, attraverso la metafora dell'Arca'', (emblema di forza contro tutte le avversità e che secondo la tradizione, scampata al diluvio, sarebbe approdata sul monte Ararat, ndr). Esposti, nelle sette sezioni in cui si articola l'esposizione, ci sono reperti archeologici, codici miniati, opere d'arte, illustrazioni, documenti e materiali multimediali che consentono al pubblico di scoprire la lingua armena e il suo alfabeto. Tra i pezzi più preziosi, una croce in pietra del VI-VII secolo, la croce con reliquie di San Giorgio del 1746 e il Vangelo della Regina Mlke, risalente all'anno 862 e custodito a Venezia, nella Biblioteca dei Padri Mechitaristi di San Lazzaro.

A cogliere al meglio il messaggio e a meglio sintetizzare lo spirito di questa mostra, spiega Ghazaryan, è l'Omeliario di Mush, risalente al 1205 e custodito sull'isola di San Lazzaro.

''Durante il genocidio - racconta il diplomatico - tre donne armene, in fuga, decisero di metterlo in salvo''. Il manoscritto miniato su pergamena pesava 32 chili. ''Per questo parliamo di rinascita e resilienza di un popolo che nel 301 d.C. scelse il Cristianesimo come religione di Stato''. Altro aspetto messo in rilievo dalla mostra curata da Vartan Karapetian, è quello dei rapporti tra l'Italia e l'Armenia: da un lato, il contributo storico e artistico dato dagli armeni che a partire dal tardo Medioevo si stabilirono nel Belpaese (a Venezia, Livorno, Genova, Roma, Bologna, Milano, Napoli e Padova), dall'altro, quello dato da uomini quali Antonio Gramsci, ''uno dei tanti uomini giusti, Luigi Luzzatti, Filippo Meda, Giacomo Gorrini, che in Italia fecero sentire la propria voce contro il vergognoso crimine perpetrato ai danni degli Armeni'', ricorda Ghazaryan. Nel 2000 il Parlamento italiano approvò la Mozione Mussi-Pagliarini per il riconoscimento storico del genocidio perpetrato dall'impero Ottomano nel 1915 ma non si andò oltre. ''Più che di leggi che lo riconoscano, abbiamo bisogno di creare gli anticorpi al negazionismo - conclude l'ambasciatore - lavorando con i giovani e nelle scuole''. (ANSA).

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