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Il ritorno del vento dell'Est

Sui confini orientali d'Europa i nuovi equilibri mondiali

31 gennaio, 16:00

di Pierluigi Franco

 

(ANSA) - TRIESTE - La diplomazia sembra in grande affanno davanti a ciò che sta accadendo nel mondo: troppi focolai di conflitti, troppa ferocia terroristica. E tutto con eccessiva rapidità. E' in questo contesto di grande confusione del panorama politico internazionale che si riaffaccia il ruolo chiave dell'Est. Non è più quello di Yalta, ma qualcosa sembra essere decisamente cambiato nell'ultimo anno, tanto da far presagire per l'immediato futuro un ritorno agli equilibri di un tempo, o almeno quasi. Se infatti la Russia di Vladimir Putin torna a farsi sentire, dimostrando sul campo di aver riconquistato un peso internazionale che era pericolosamente venuto meno con Gorbaciov e Elsin, diverso è il variegato panorama dei Paesi che facevano parte del 'blocco' e di quelli che compongono il delicato contesto balcanico ancora minato da diffidenze, intolleranze e debolezze.

Ma i Balcani devono fare i conti anche con sacche di integralismo islamico più o meno nascoste nei meandri bosniaci e kosovari, e non solo. Gli accordi di Dayton, che di fatto aprirono 20 anni fa quell'area all'Europa, rischiano di vacillare anche di fronte agli incontrollati flussi migratori lungo la 'rotta balcanica' che hanno portato una valanga di persone, quasi tutte prive di identità, fino al cuore dell'Ue.

Sui confini balcanici sono così tornate le barriere, questa volta di filo spinato. Legittimo per Paesi che sentono in pericolo il dovere di difendere i propri cittadini, ma pericoloso per le derive di carattere nazionalistico che questo potrà comportare e di cui già si avvertono i segnali.

Qualcuno, compresi i Servizi di sicurezza di qualche Paese Ue, ha ventilato un attacco programmato all'integrità europea attraverso questa migrazione incontrollata. Un evento in grado di mettere in ginocchio, in prospettiva, gli assetti sociali e assistenziali interni, ma anche l'economia e la sicurezza. C'è chi si chiede dove persone in stato di grande povertà abbiano potuto trovare somme per loro impensabili (da 3.500 a 8.000 dollari a testa) per pagare i trafficanti di esseri umani. Un affare criminale di dimensioni miliardarie di cui nessuno sembra aver tenuto conto, limitandosi sbrigativamente all'aspetto umanitario.

In questo risiede il pericolo maggiore: la reazione di stampo nazionalista che ha portato in passato ai tanti problemi e conflitti europei e di cui lo spirito della Cee prima, e dell'Ue poi, avevano faticosamente spento le tensioni. Benedetto Croce sognava l'Europa delle Patrie, intesa come grande Stato in grado di difendere identità e patrimoni culturali diversi, in antitesi all'Europa dei nazionalismi, foriera di odio e disastrosi conflitti. Era lo stesso sogno che ispirò Altiero Spinelli nell'esilio di Ventotene, tracciando le linee di quello Stato federale europeo rimasto utopia. Ma ora dal vento dell'Est, anche di quell'Est entrato a pieno titolo nell'Ue, non sembrano venire sempre motivi di tranquillità.

Dall'Ucraina delle cause sposate in fretta da una Ue confusa e pasticciona, ai Balcani dei problemi irrisolti, il 2016 si preannuncia pieno di incognite. Il mondo sta cambiando troppo in fretta e l'Est europeo si appresta a tornare area fondamentale per l'assetto geopolitico. Forse i fatti di Parigi e il sacrificio delle numerose vittime serviranno a spronare l'Ue e a rendere meno cieca la sua politica estera. A far capire che i nuovi equilibri mondiali si giocano sul confine orientale e anche dentro la stessa Unione. A ritrovare la forza della grande Europa, patria di pensiero e civiltà, e a essere meno succubi del volere altrui. Condizioni essenziali per sicurezza e credibilità. (ANSA).

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