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Ungheria, continua la battaglia 'anti-immigrati' di Orban

'Guerra' di poster tra Budapest e Onu e 'barriera' con Serbia

17 giugno, 14:34

di Stefano Giantin

 

(ANSA) - TRIESTE - "L'immigrazione è pericolosa" e bisogna ormai considerare "tutte le opzioni", inclusa quella della costruzione di una 'barriera' sul poroso confine meridionale con la Serbia, quello da cui quest'anno sono entrati migliaia di migranti e profughi, ha annunciato la settimana scorsa il premier magiaro, Viktor Orban, durante una delle tradizionali conversazioni alla radio pubblica Kossuth.

 

"Se vieni in Ungheria, non portare via il lavoro agli ungheresi", "se venite in Ungheria, dovete rispettarne le leggi", recitano i grandi poster fatti piazzare dal governo in città e paesi nell'ambito di una consultazione nazionale sul tema immigrazione pensata per tastare il polso dell'elettorato. Poster - va detto - che sono stati spesso oggetto di vandalismo per mano di attivisti di un piccolo partito di opposizione.

Siamo in Ungheria, nazione che assieme a Italia e Grecia continua a essere in prima linea in quella che da molti è ormai stata definita 'emergenza profughi'. Ungheria dove il termine emergenza sembra essere calzante, almeno secondo il governo. Il Paese ha ricevuto più di 50 mila richieste di asilo solo nel 2015 in confronto alle 43 mila di tutto il 2014, con la più alta percentuale pro capite di richiedenti asilo dell'Ue. Per comprendere l'amplificazione del fenomeno, i profughi registrati nel 2012 nel Paese erano solo 2.157. Circa il 70% dei rifugiati provengono da Afghanistan, Siria e Iraq. Ungheria, guidata dal premier conservatore Viktor Orban, spesso in rotta di collisione con Bruxelles e con l'opposizione interna per le controverse politiche adottate, che però da tempo non assiste passiva e tenta di trovare soluzioni al problema.

Anche drastiche. "Pensiamo che sia sbagliato che i rifugiati vengano mandati da noi, devono essere fermati sul territorio serbo", ha specificato Orban alla radio, aggiungendo che l'Ue deve finanziare centri di accoglienza fuori dall'Unione per permettere un attento 'screening' dei migranti. Orban che è tornato anche sulla questione mega-poster, con estremo vigore. La campagna è pensata principalmente per i trafficanti di esseri umani - ma anche per i migranti economici, quelli che non fuggono da guerre e persecuzioni e che non sono benvenuti in Ungheria - che devono essere consci che il Paese guidato da Orban è "da evitare". Budapest non può dare lavoro agli immigrati, ha aggiunto alla radio il leader di Fidesz, riporta il sito web dell'esecutivo magiaro, e i cartelloni convogliano il messaggio che "non ci sono possibilità che vi fermiate qui".

L'esposizione della 'Weltanschauung" di Orban non finisce qui. Il premier ungherese ha infatti rimarcato che la maggioranza delle persone nel Paese, membro Ue dal 2004, concorda che l'immigrazione è pericolosa e che le proposte della "intelligentsia liberale" di regolare i flussi sono velleitarie e irrealistiche. Infine, una nuova chiusura, secca, all'idea delle quote, volute da Bruxelles e rigettate da varie capitali europee, Budapest in testa. Visione del mondo che non deve essere molto piaciuta, ad esempio, al braccio magiaro dell'Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), che ha risposto al governo ungherese con una propria campagna, che prevede il lancio dal 16 giugno di poster a favore dell'integrazione. Poster che ritraggono rifugiati ormai integrati in Ungheria, come Sophie, dal Togo, che lavora in un asilo e assicura che i bambini hanno fiducia e non pregiudizi. O Dariush, dall'Afghanistan, che afferma di essersi ormai innamorato del suo nuovo Paese. Oppure di Begum Ali, 41 anni, dal Bangladesh, che spiega dai poster targati Onu di "voler rimanere qui, per questo ho aperto un ristorante". Campagna, ha ammesso Unhcr, che è stata pensata come "un dialogo interessante con quella anti-immigrazione del governo ungherese".

Ma l'emergenza immigrazione nel Paese è tale da giustificare i toni di Orban e le campagne governative? Il problema dei migranti e dei rifugiati esiste, ma "pochi di loro vogliono rimanere in Ungheria, la maggior parte desidera arrivare in Germania, Svezia, Gran Bretagna. E la fase degli arrivi di kosovari", che ha raggiunto l'apice d'inverno, "è finita", specifica ad ANSA Nuova Europa Istvan Hegedus, presidente della Hungarian Europe Society. "Ma in realtà la questione non riguarda l'influsso di migranti, è solo una cattiva scusa di Orban", aggiunge. "Già il giorno dopo l'attentato al Charlie Hebdo a Parigi, il primo ministro disse che l'Europa è piena, che la nave è piena, anche se i terroristi non erano immigrati, ma cittadini francesi. E' lo stesso trucco, un'altra volta. Anche se non abbiamo tanti migranti, Orban gioca con le paure della gente".

"Sebbene ci sia molta xenofobia - conclude Hegedus - la campagna sembra però non avere molto successo dal punto di vista politico. Un piccolo movimento 'satirico', il Partito del cane a due code, ha iniziato a raccogliere denaro per una controcampagna a sostegno dei migranti e contro Orban e ha raccolto in un paio di giorni 100.000 euro".

"Il principale obiettivo del primo ministro è quello di trovare un nuovo tema per l'agenda politica", di presentarsi come "il difensore degli ungheresi, risponde ad ANSA Nuova Europa il direttore del think tank politico Policy Solutions, Tamas Boros. Vecchi sondaggi hanno dimostrato che quando si è presentato in questo modo, cioè come baluardo contro minacce esterne, Ue inclusa, ha accresciuto il suo potere e la sua popolarità", mentre durante tutto l'anno scorso "non avendo trovato un tema" adatto, era stato costretto "su una posizione difensiva", resa ancora più delicata da misure governative impopolari "come la web tax" e da scandali legati alla corruzione, aggiunge l'analista.

E il tema immigrazione potrebbe essere un successo, anche in Ungheria. "Per alcuni mesi - continua Boros - esso occuperà l'agenda, ma non è una tematica veramente importante per gli ungheresi. Alcuni mesi fa, un sondaggio ha rivelato che una minoranza della popolazione vede l'immigrazione come il più grave problema del Paese", conclude. Era invece l'emigrazione dall'Ungheria, secondo l'analisi, la questione più preoccupante per la maggioranza degli intervistati. (ANSA).

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