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Shevardnadze, tra artefici della fine della guerra fredda

Da muro di Berlino a nuova cooperazione tra Occidente e Russia

07 luglio, 17:50
(ANSA) - TRIESTE - Si è spento all'età di 86 anni Eduard Shevarnadze, ex presidente georgiano ma soprattutto ex ministro degli Esteri del leader sovietico Mikhail Gorbaciov, con cui fu tra i protagonisti della fine della guerra fredda. Nato a Mamati, in Georgia, fu dal 1968 al 1972, nell'era brezhneviana, ministro degli Interni della Georgia. Divenne poi primo segretario del comitato centrale del partito comunista georgiano. Nel 1985 il presidente sovietico Gorbaciov lo chiamò al ministero degli Esteri, ponendo fine alla lunghissima carriera di Andrei Gromyko, rimasto in carica per 28 anni. Giocò un ruolo chiave nella fine della Guerra Fredda, consentendo ai Paesi dell'Est di scegliere liberamente la propria strada, senza pressioni o interventi armati da parte dell'Urss, contravvenendo per la prima volta al principio leninista di solidarietà internazionalista fra le forze socialiste mondiali. Con Shevarnadze, l'Unione Sovietica normalizzo' le relazioni con gli Usa, mise fine alla cortina di ferro consentendo la riunificazione della Germania e sciolse il patto di Varsavia. Il 20 dicembre 1990, deluso da quella che definiva l'"arrendevolezza" di Gorbaciov di fronte ai "duri" del partito, annunciò le sue dimissioni nel dicembre 1990 e, il 4 luglio del 1991, lasciò anche il Pcus per fondare il Movimento per le riforme democratiche. Durante il fallito colpo di stato, nell'agosto del 1991, affiancò il presidente della Federazione Russa, Boris Ieltsin, nella denuncia del golpe. Nello stesso anno, il 19 novembre, tornò a capo del ministero degli Esteri, prima di dimettersi il mese seguente insieme a Gorbaciov e al resto del governo: fu così l'ultimo responsabile della diplomazia sovietica prima della dissoluzione dell'Urss. Giunto nel 1992 in una Tbilisi devastata dagli scontri tra i suoi sostenitori e quelli del deposto presidente nazionalista Zviad Gamsakhurdia, Shevardnadze fu costretto prima a fronteggiare la reazione armata dei sostenitori del leader detronizzato, quindi a occuparsi della questione degli osseti che chiedevano il distacco dalla Georgia. Fu riconfermato presidente nel 1995 e, di nuovo, con un plebiscito (circa l'80 per cento dei voti) nell'aprile del 2000. Poi, nel 2003, fu deposto dalla rivoluzione incruenta delle rose, che portò al potere Mikhail Saakashviki.

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