(ANSA) - TRIESTE - Si è spento all'età di 86 anni Eduard
Shevarnadze, ex presidente georgiano ma soprattutto ex ministro
degli Esteri del leader sovietico Mikhail Gorbaciov, con cui fu
tra i protagonisti della fine della guerra fredda. Nato a
Mamati, in Georgia, fu dal 1968 al 1972, nell'era brezhneviana,
ministro degli Interni della Georgia. Divenne poi primo
segretario del comitato centrale del partito comunista
georgiano. Nel 1985 il presidente sovietico Gorbaciov lo chiamò
al ministero degli Esteri, ponendo fine alla lunghissima
carriera di Andrei Gromyko, rimasto in carica per 28 anni. Giocò
un ruolo chiave nella fine della Guerra Fredda, consentendo ai
Paesi dell'Est di scegliere liberamente la propria strada, senza
pressioni o interventi armati da parte dell'Urss, contravvenendo
per la prima volta al principio leninista di solidarietà
internazionalista fra le forze socialiste mondiali. Con
Shevarnadze, l'Unione Sovietica normalizzo' le relazioni con gli
Usa, mise fine alla cortina di ferro consentendo la
riunificazione della Germania e sciolse il patto di Varsavia. Il
20 dicembre 1990, deluso da quella che definiva
l'"arrendevolezza" di Gorbaciov di fronte ai "duri" del partito,
annunciò le sue dimissioni nel dicembre 1990 e, il 4 luglio del
1991, lasciò anche il Pcus per fondare il Movimento per le
riforme democratiche. Durante il fallito colpo di stato,
nell'agosto del 1991, affiancò il presidente della Federazione
Russa, Boris Ieltsin, nella denuncia del golpe. Nello stesso
anno, il 19 novembre, tornò a capo del ministero degli Esteri,
prima di dimettersi il mese seguente insieme a Gorbaciov e al
resto del governo: fu così l'ultimo responsabile della
diplomazia sovietica prima della dissoluzione dell'Urss. Giunto
nel 1992 in una Tbilisi devastata dagli scontri tra i suoi
sostenitori e quelli del deposto presidente nazionalista Zviad
Gamsakhurdia, Shevardnadze fu costretto prima a fronteggiare la
reazione armata dei sostenitori del leader detronizzato, quindi
a occuparsi della questione degli osseti che chiedevano il
distacco dalla Georgia. Fu riconfermato presidente nel 1995 e,
di nuovo, con un plebiscito (circa l'80 per cento dei voti)
nell'aprile del 2000. Poi, nel 2003, fu deposto dalla
rivoluzione incruenta delle rose, che portò al potere Mikhail
Saakashviki.
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