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Macedonia:min.Esteri,presto per dire se siamo fuori da crisi

Poposki a Roma per incontro informale su Balcani Occidentali

24 maggio, 19:39
(di Cristiana Missori) (ANSA) - ROMA - ''Nessuno può dire se la Macedonia sia davvero uscita dalla crisi politica''. Pur essendoci un premier designato, Zoran Zaev, leader dei socialdemocratici, ''l'opinione pubblica resta molto critica e non nutre grande fiducia''. Cambi di maggioranza in Parlamento non significano ''che il peggio sia passato''. Quel che è certo è ''che dalla stabilità della Macedonia dipende anche la stabilità dei suoi vicini''. A parlare, interpellato dall'ANSA, è il ministro degli Esteri macedone, Nikola Poposki, a Roma per prendere parte insieme ai colleghi di Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro e Serbia all'incontro informale con il ministro Alfano a Villa Madama, in vista del vertice sui Balcani occidentali che si terrà il 12 luglio prossimo a Trieste.

Cinque mesi senza governo, proteste ininterrotte che hanno portato in piazza circa 200 mila persone e sfociate nella violenta irruzione, il 27 aprile scorso, di diversi manifestanti in Parlamento hanno fatto temere che le lancette del tempo nei Balcani potessero ancora una volta tornare indietro. ''La Macedonia - sottolinea Poposki - è politicamente e geograficamente al centro dei Balcani. Nessuno dei nostri vicini può dirsi sicuro". Qualsiasi cosa "succeda nel nostro Paese avrà riflessi anche su di loro". L'unico modo per essere al riparo da questa instabilità, ribadisce, ''è entrare a far parte dell'Ue''. Il Paese, sostiene, ''ha bisogno di un segnale tangibile da parte di Bruxelles''. E proprio domani l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini incontrerà i capi di governo dei Paesi dei sei Paesi dei Balcani occidentali. Skopje, assicura Poposki, è pronta al grande salto. ''Il processo di riforme da noi avviato parte da lontano, dal 2001 con la firma dell'Accordo di Stabilizzazione e Associazione''. Nel 2005 ''abbiamo acquisto lo status di candidato'', ma è dal 2009 che ''il processo di accesso all'Ue si è bloccato per via del veto della Grecia sul nome con cui deve chiamarsi il nostro Paese''.

Oggi, sostiene, le relazioni fra Skopje e Atene sono decisamente migliorate. Quello che appare chiaro, è che parlare di cambiamenti di confini, di ''Grande Albania'', o altro, non porta da nessuna parte, avverte Poposki. ''Anche se alcuni politici hanno flirtato con questa idea, non penso che dal cambiamento delle frontiere possa venire nulla di buono per i cittadini dei Balcani''. Quello che può fare migliorare ''i nostri standard di vita è entrare a far parte dell'Europa''. Oggi il presidente Ivanov è in Russia dove ha incontrato Putin. "Pur avendo buoni rapporti con Mosca, il nostro baricentro rimane l'Ue. E' con i Paesi dell'Unione europea e cono i nostri vicini che abbiamo i maggiori scambi economici".

Quel che serve, afferma, è una chiara prospettiva per i Balcani e il loro futuro verso l'Ue. In questo le capitali dei Paesi del processo di Berlino (Germania, Austria, Francia, Italia, Croazia e Slovenia, ndr), possono dare un forte impulso. Con l'Italia i rapporti sono ottimi. "Roma è il nostro sesto partner commerciale. Ma le aziende italiane sono ancora poco presenti". I settori dove potere investire sono food, energia, ambiente, elettronica, farmaceutico. (ANSA).

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