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Foibe, Istria, guerra raccontate da scrittrice indiana

Laila Wadia si cimenta in una storia difficile ma appassionante

15 aprile, 12:20

di Francesco De Filippo

 

(ANSA) - TRIESTE - LAILA WADIA, IL TESTIMONE DI PIRANO. LA SECONDA GUERRA MONDIALE, LE FOIBE, L'ESODO ISTRIANO-FIUMANO-DALMATA (Infinito edizioni; 109 pag.; 13 euro).

Difficile comprendere perché una scrittrice indiana da anni a Trieste decida di scrivere la storia di un uomo inserita nelle vicende controverse dell'estremo Nord-Est d'Italia, lanciandosi nell'ancor oggi conflittuale ginepraio di minoranze, comunisti, foibe, partigiani. Materia da 'chi tocca i fili muore' che soltanto i più esperti o quelli animati da radicate convinzioni maneggiano, e con cautela. Un libro, peraltro, che rientra nel fiorire letterario e saggistico degli autoctoni, da un lato e dall'altro del confine. Lei, Laila Wadia, risponde candidamente: "Perché nella storia di Mario Valente ho trovato la metafora di tutte le guerre, di tutte le migrazioni".

Così è nato "Il testimone di Pirano" (Infinito edizioni), dallo splendido centro istriano, un tempo italiano oggi sloveno, a mezz'ora da Trieste, dove era nato il protagonista. Wadia puntualizza: "So cosa significa fuggire dalla propria terra, appartengo a una piccola etnia zoroastriana scappata dalla Persia e riparata in India. D'altronde, questo è un romanzo, un libro d'amore". Comprensibile, anche perché Mario, classe 1902, era suo suocero e fin quando ha vissuto, da profugo a Trieste, le ha raccontato storie, episodi, aneddoti. A cominciare dall'infanzia, durissima: padre morto in guerra e lui con la madre e tre sorelle per giorni senza mangiare. Una volta i pescatori hanno tanto di quel pesce che accettano l'aiuto anche di Mario bambino per tirare a bordo le reti. In cambio, potrà prendere quanto pesce riesce a portare, lui allora riempie la tuta elastica che ha indosso fino a diventare come l'omino Michelin. Giungerà a casa con il corpo ferito dai morsi del pesce vivo ma la famiglia avrà da mangiare per giorni.

La vita di Mario, che diventerà un pompiere, attraversa due guerre mondiali e il feroce dopoguerra. Ma nazisti e fascisti, violenze, morti, alleati, titini per 43 giorni a Trieste, i 300 mila sfollati dall'Istria per diventare profughi malvisti in Italia sono un caleidoscopio di avvenimenti che per buona parte si svolge sullo sfondo. La piccola Pirano chiusa tra mare cobalto e monte Mogoron, dove la vita è segnata dagli incontri in panetteria, dagli echi delle notizie arrivati in osteria, si trova un giorno al di qua del confine e il giorno dopo dall'altro lato. La geografia variabile sembra non avere conseguenze, fin quando, passata la zona B sotto il controllo iugoslavo, non si fa troppo solerte l'attività dell'Ozna, la polizia segreta di Tito, e troppo numerose le sparizioni di italiani. Lui, Mario, già non era più lo stesso dopo aver recuperato 84 cadaveri dalla foiba di Vines; sua moglie Anna riuscirà a convincerlo a lasciare l'amata Istria per Trieste.

Dove, dopo tanti anni e sofferenze, la famiglia riuscirà finalmente a stabilirsi umanamente. (ANSA).

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