(Dell'inviato Stefano Giantin)
(ANSA) - SPIELFELD/DRAGONJA (AUSTRIA/SLOVENIA), 17 DIC -
Temperature quasi invernali, controlli più serrati alle
propaggini meridionali della rotta balcanica. Non stupisce che i
flussi di migranti che attraversano Slovenia e Austria siano
molto diminuiti rispetto ai picchi dei mesi scorsi, ma potrebbe
essere solo la calma che precede una nuova 'tempesta', la
primavera prossima. E così Vienna e Lubiana, per non farsi
trovare impreparate, si stanno adoperando per rafforzare la
sicurezza sui confini. La Slovenia lo fa estendendo gli
esistenti 137 km di filo spinato sulla frontiera sloveno-croata
anche all'Istria; l'Austria costruendo una barriera metallica
che sarà lunga 40 km a ridosso del confine austriaco-sloveno di
Spielfeld. Entrambe le recinzioni hanno un solo obiettivo:
incanalare i profughi verso i valichi presidiati per meglio
controllarli. È proprio a Spielfeld, punto nevralgico per
l'ingresso dei rifugiati in Austria, dove il lavoro dei militari
austriaci per terminare la barriera metallica entro Natale ferve
con maggior alacrità. Qui la recinzione è percepita come un
passo inevitabile, anche se gli arrivi sono stati in media,
negli ultimi giorni, di 'soli' mille rifugiati al giorno
rispetto ai picchi autunnali di 7-8.000. "L'inverno ha fatto
ridurre gli arrivi, ma la barriera è necessaria. Permette di
controllare chi entra", afferma Reinhold Höflechner, sindaco di
Strass- Spielfeld. "La gente di qui è soddisfatta della
costruzione della recinzione, si sente più sicura", rimarca,
ammettendo però che "c'è anche chi è contrario". Fra questi, i
Polz, imprenditori che possiedono terreni vocati a vigneti sulle
colline sopra Spielfeld, a cavallo della frontiera e che
dovrebbero permettere la distruzione di mille piante per
consentire il passaggio della recinzione. Hanno già detto 'no' e
la recinzione avrà un 'buco' di 300 metri. Come loro, anche
Helmut Strobl, ex politico e proprietario di appezzamenti sul
confine, che ha parlato di "mossa inutile" e di "orbanizzazione"
dell'Austria. Altro buco, di pochi metri. Anche in Slovenia, che
di chilometri di filo spinato ne ha già posati 137 e che, per
bocca del segretario di Stato agli Interni, Bostjan Sefic, ha
assicurato che l'intero confine potrebbe essere sigillato, le
voci critiche verso le barriere non mancano. A Dobova, dove
arrivano i treni dei migranti dalla Croazia, la barriera è già
stata eretta da settimane e anche qui i flussi si sono ridotti.
Al centro di prima accoglienza vicino alla stazione "non c'è
nessuno", dice il capo della struttura, l'agente Sebastjan,
indicando il vuoto nelle tende. "La situazione è tranquilla",
conferma Sonja Cvetkovic, una residente. "Il filo spinato? Non
ce n'è bisogno, pfui", ribatte subito dopo con disgusto,
dicendosi poi "contenta che i miei genitori, deportati in
Germania durante la Seconda guerra mondiale, siano morti e non
debbano osservare tutto questo". E però in Istria, penisola
divisa tra Slovenia e Croazia, l'area dove è più forte
l'opposizione agli sbarramenti. Il filo spinato - per ora nella
penisola ne sono stati posati 4-5 chilometri - deve essere
rimosso subito, "non serve" e potrebbe creare solo problemi sul
fronte "economico e del turismo", ha affermato Valter Flego,
presidente della Regione Istriana. Flego che, assieme a sindaci
sloveni e croati ha fatto tappa ieri al valico confinario di
Dragonja, sul confine sloveno-croato. Tutti insieme, autorità di
Paesi diversi, hanno protestato contro il filo spinato. Qui, nel
cuore dell'Istria, nessuno sembra volerlo e - per ora - che
serva è tutto da dimostrare. (ANSA).
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