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Bosnia domenica al voto per sbloccare le riforme

Ma nei partiti persiste retorica nazionalista

10 ottobre, 19:14
(di Nadira Sehovic) (ANSA) - SARAJEVO - In Bosnia si vota domenica per il rinnovo di tutte le istituzioni centrali e regionali e per eleggere nuove dirigenze che avranno il compito di far uscire il Paese dalla grave crisi politica, economica e sociale in cui versa da anni, riavviando le riforme e riportando la Bosnia sulla via dell'integrazione euro-atlantica. Solo così si potra' cambiare il giudizio fortemente negativo contenuto nel rapporto della Commissione europea presentato due giorni fa, secondo cui la Bosnia non ha fatto alcun progresso nel migliorare la funzionalità e l'efficienza degli organi di governo a tutti i livelli "a causa della mancanza d'impegno politico da parte della leadership del paese". Secondo molti analisti i quattro anni trascorsi dalle elezioni del 2010 sono stati tempo perso per il Paese ma, dice Jonathan Moore, il capo della missione dell'Osce in Bosnia, "con le stesse parole avevamo descritto anche la situazione dal 2006 al 2010: sono otto gli anni perduti". I 3,2 milioni di elettori potranno scegliere tra 65 partiti politici, 24 candidati indipendenti e 24 coalizioni, di cui pochissimi, nel corso della campagna elettorale che si conclude domani mattina, hanno cercato di trattare i veri problemi della gente: la povertà, la disoccupazione, la corruzione, preferendo la retorica nazionalista con la quale, dice Enver Kazaz, docente dell'Università di Sarajevo, "i partiti che sono al potere dalla fine della guerra credono di poter nascondere la propria enorme criminalità, la totale decadenza economica, culturale e sociale del Paese, rinviando solo l'inevitabile: finire in galera come (l'ex premier croato Ivo) Sanader". Eppure, "la maggior parte dei candidati - osserva il professor Enes Osmancevic di Tuzla - non ha lasciato la strada battuta delle promesse, del populismo e della demagogia". Memori della protesta sociale scoppiata lo scorso febbraio, delle 100.000 persone rimaste senza casa per le inondazioni di maggio e dei 550.000 bosniaci senza lavoro su una popolazione di 3,8 milioni, due grandi partiti della Federazione Bh (entità a maggioranza croato-musulmana) hanno cercato di "attaccare" il problema della disoccupazione: il leader dei socialdemocratici (Sdp), Zlatko Lagumdzija, ha promesso 50.000 nuovi posti di lavoro, mentre il presidente del maggior partito musulmano (Sda) Bakir Izetbegovic, ne ha promessi il doppio se otterrà 300.000 consensi. Milorad Dodik, il presidente della Republika Srpska (Rs, entità a maggioranza serba) invece ha promesso che risolverà tutti i problemi e aumenterà stipendi e pensioni grazie ai "700 milioni di euro che ci darà la Russia", anche se da un recente viaggio a Mosca ha portato a casa solo un decimo di quell'importo. Una particolarità di questo voto è la mancanza di previsioni e sondaggi rilevanti sulle preferenze dell'elettorato. (ANSA)
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