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Corte Strasburgo: Italia migliora situazione cause pendenti

Presidente uscente Raimondi traccia bilancio fine mandato

04 maggio, 14:19
(ANSA) - STRASBURGO, 4 MAG - L'Italia "negli ultimi anni ha notevolmente migliorato la situazione passando dai 17 mila ricorsi pendenti di alcuni anni fa ai meno di 3 mila oggi". Lo afferma il presidente uscente della Corte europea dei diritti umani, Guido Raimondi, che a fine mandato traccia un bilancio.

"Lascio la Corte europea dei diritti umani in discreta salute ma con un problema irrisolto, quello dell'eccessivo numero di cause pendenti, che impedisce di dare una risposta in tempi ragionevoli a tutti coloro che si rivolgono a Strasburgo", sottolinea Raimondi, il cui mandato di nove anni di giudice alla Corte - di cui gli ultimi tre e mezzo alla sua guida - termina questo weekend. "La soluzione a questo problema, il principale per la Corte di Strasburgo, si trova negli Stati e specialmente in quei cinque Paesi da cui arrivano il 70% dei ricorsi pendenti", osserva Raimondi. "Purtroppo tra questi cinque Paesi c'è anche l'Italia, anche se occupa la quinta posizione in questa classifica, e negli ultimi anni ha notevolmente migliorato la situazione", osserva il presidente della Corte.

"Se vi fosse un miglioramento nell'applicazione della convenzione europea dei diritti umani a livello nazionale, e soprattutto in questi cinque Paesi (oltre all'Italia ci sono Russia, Romania, Ucraina e Turchia), la Corte potrebbe 'respirare'", dice Raimondi. Per ottenere questo risultato, secondo il presidente, è assolutamente necessario che i giudici europei e nazionali dialoghino.

"In questi ultimi anni la Corte, e io durante la mia presidenza, abbiamo dato massima priorità al dialogo con i giudici nazionali, perché è assolutamente necessario che si installi e si sviluppi un clima di fiducia tra la Corte di Strasburgo e i tribunali nazionali", evidenzia Raimondi. Per dare concretezza a questo dialogo e sostanza all'idea "che i giudici europei e nazionali lavorano insieme per applicare bene la convenzione europea dei diritti umani", la Corte di Strasburgo ha oggi due strumenti. Il primo è una piattaforma digitale che permette alle Corti Supreme nazionali e a quella di Strasburgo di scambiarsi informazioni sulla loro giurisprudenza. "Questo progetto ha avuto grande successo, oggi vi partecipano 74 Corti Superiori di 36 paesi, tra cui la Corte di Cassazione, la Corte dei Conti e il Consiglio di Stato italiano, mentre la Corte Costituzionale ha già manifestato formalmente l'intenzione di aderire", evidenzia Raimondi.

Il secondo strumento è il cosiddetto protocollo 16 che permette alle Corti Supreme di chiedere alla Corte di Strasburgo un parere sull'interpretazione e l'applicazione della convenzione europea dei diritti umani in un caso concreto.

(ANSA).

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