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Europee, l'euroscetticismo non abita nei Balcani

In Slovenia, Croazia, Bulgaria, Romania critiche ma non ostilità

23 maggio, 15:43
(di Franco Quintano) (ANSA) - BELGRADO - Le spinte di natura populista e antieuropeista che caratterizzano il clima politico in vari Paesi della Ue, e che tengono l'Unione con il fiato sospeso per l'esito elettorale di domenica sera, non trovano ampia eco nei Balcani, dove l'euroscetticismo non si e' finora canalizzato in chiare formazioni politiche apertamente ostili all'Unione europea e all'Euro.

In Slovenia, Croazia, Romania e Bulgaria - Paesi di recente o recentissima adesione e che vengono solitamente accomunati alla cosiddetta Nuova Europa - sono certo presenti insoddisfazione e critiche nei confronti di Bruxelles, ma il malcontento non ha assunto i contorni dell'antieuropeismo viscerale presente in altri Paesi.

In SLOVENIA (membro Ue dal 2004 e che porta 8 eurodeputati a Strasburgo), nonostante la persistente crisi economica, la maggioranza dei partiti aderisce alle grandi famiglie politiche europee, e non vi sono formazioni dichiaratamente ostili alla Ue. La posizione forse più critica verso l'Unione e' quella della destra radicale rappresentata dal Partito nazionale sloveno di Zmago Jelincic, che è vicino all'Alleanza europea dei movimenti nazionalisti. I sondaggi tuttavia assegnano ben poche chance a Jelincic. Anche il movimento di protesta sociale che tra fine 2012 e inizio 2013 ha scosso la Slovenia e che è sfociato nel nuovo partito Solidarnost, ha avuto come principali avversari i politici sloveni, con l'Europa rimasta in secondo piano. La stessa sinistra radicale, vicina a Alexis Tsipras, pur molto critica sulle politiche di austerità, non si definisce antieuropeista. In definitiva, in Slovenia il voto europeo sembra essere passato in secondo piano rispetto alla crisi di governo e alle elezioni politiche anticipate previste per luglio. Nella vicina CROAZIA (ultima entrata nella Ue nel luglio 2013, ha diritto a 11 parlamentari europei) tutti i partiti sono favorevoli alla permanenza del Paese nell'Unione, anche se esiste un ampio dibattito sulla capacita' di una Ue in crisi di spingere e motivare al meglio un Paese appena entrato. Fra i più critici con Bruxelles è Ruza Tomasic, leader del Partito del diritto croato, schierata con il fronte conservatore. La Tomasic vuole più sovranità, è per l'Europa delle Nazioni, ma non è in linea di principio contro l'Unione europea. In Croazia, in crisi e in recessione da sei anni, c'è scarso entusiasmo e poche aspettative, l'affluenza alle urne è prevista bassa (30%-40%), e con le recenti alluvioni a Est si dibatte su quanto i fondi Ue potranno effettivamente aiutare il Paese. In BULGARIA (dal 2007 nella Ue, 17 eurodeputati), nonostante sia il Paese più povero dell'Unione, i sondaggi indicano che la popolazione in maggioranza (65%) giudica positivi gli effetti dell'adesione. I bulgari sembrano riporre in Bruxelles le speranze di successo nella lotta contro corruzione, criminalità, carovita, arbitrio monopoli. D'altro canto tuttavia, essendo gran parte della popolazione filorussa, non si vede di buon occhio la posizione Ue verso Mosca sulla crisi ucraina. Anche in Bulgaria comunque non vi sono partiti anti-Ue, i più critici con l'Unione sono i nazionalisti di Ataka. Analoga la situazione in ROMANIA (nella Ue dal 2007, 32 eurodeputati) dove, pur non essendoci un eccessivo entusiasmo per il voto - si prevede che andrà ai seggi solo il 30% - non esiste un chiaro sentimento anti-europeista.

Al contrario, l'Europa è ancora vista come un'ancora di salvezza contro la corruzione e i ritardi con l'Occidente. E gli osservatori ritengono che lo scarso livello di malcontento potrebbe essere legato ai tempi lunghi di una possibile adesione all'Euro, obiettivo principale invece di tanti movimenti anti-Ue (ANSA).

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