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Tronchetti, 4.0 è la chiave per la competitività di Pirelli e tutto Made in Italy

Intervista al ceo di Pirelli, dai big data agli operai digitali, Settimo Torinese è già oltre

Sara Bonifazio

Industria 4.0 è davvero la 'quarta rivoluzione industriale' e l'Italia è pronta? ANSA ne ha parlato con Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e ceo di Pirelli che in questo ambito ha precorso i tempi. 


D: Industria 4.0 è davvero la 'quarta rivoluzione industriale'?
R: L'Industry 4.0 è una rivoluzione perchè cambia profondamente il modo di 'fare industria' con riflessi importanti sui sistemi e sui processi produttivi: dalla progettazione alla realizzazione del prodotto fino alla sua commercializzazione. Nell'Industry 4.0, i cui principi sono stati introdotti da tempo in Pirelli, la condivisione delle informazioni assume un ruolo centrale, con impatti significativi sia sui processi interni sia nella relazione tra impresa e consumatore. All'interno dell'azienda, infatti, la possibilità di utilizzare la grande quantità di dati oggi a disposizione - su fabbriche, prodotti, andamento della domanda e aspettative dei clienti - porta a un'impostazione interfuzionale e maggiormente orizzontale del lavoro, dove le diverse funzioni interagiscono costantemente per l'efficientamento dei processi, il miglioramento dei prodotti e la soddisfazione del cliente. I big data diventano quindi un elemento chiave di competitività, soprattutto se utilizzati in modo predittivo. La maggiore conoscenza del profilo del cliente che ne deriva, ad esempio, consente di anticiparne i bisogni e di integrare in modo efficace al prodotto la componente servizi, che oggi rappresenta uno dei nostri percorsi di crescita e sviluppo.

D: E l'Italia è pronta? Cosa deve fare?
R: Quello che le aziende italiane hanno saputo fare tra gli anni '50 e gli anni '80 ha reso il 'made in Italy' attrattivo per i consumatori e viene apprezzato anche dalle altre imprese a livello globale. Oggi, però, le aziende devono fare un passo ulteriore e adeguarsi ai tempi e alle nuove tecnologie che premiano chi per primo investe. Per colmare il ritardo è necessaria una stretta collaborazione fra pubblico e privato in modo tale da creare un circolo virtuoso fra istituzioni e imprese. Incentivare e sostenere chi investe in innovazione è imprescindibile per permettere alle nostre imprese di confrontarsi con un mercato globale sempre più competitivo, dove si afferma chi, anche grazie alle tecnologie, riesce a imporsi in termini di efficienza dei processi e qualità dei prodotti.

D: Operai digitali, è un ossimoro?
R: No, in realtà è una sintesi perfetta delle nuove figure professionali che stanno nascendo grazie alla rivoluzione digitale. Tutte le figure aziendali contribuiscono con le loro competenze al raggiungimento e al miglioramento dei risultati . E se guardo a Pirelli, già oggi vedo operai sempre più qualificati, grazie agli strumenti e ai nuovi processi introdotti nel corso del tempo. In questo senso il nostro 'operaio digitale' è un lavoratore sempre più dotato degli strumenti tecnologici necessari per poter monitorare e "dialogare" con i macchinari, con il risultato non solo di una maggiore efficienza, ma anche di una maggiore sicurezza. Abbiamo lavorato molto per formare questa nuova figura professionale: lo dimostrano anche le 9,8 giornate medie di formazione per dipendente che Pirelli investe ogni anno.

D: Pirelli, apripista. Quale visione dietro Settimo Torinese e quale lezione per le Pmi?
R: Il progetto del Polo Industriale di Settimo Torinese, subentrato ai due stabilimenti che già avevamo in loco, va oltre l'Industry 4.0. Oggi Settimo non è solo il luogo dove nascono i prodotti più innovativi, con processi produttivi all'avanguardia come il Next Mirs", la tecnologia proprietaria di Pirelli, completamente robotizzata, per produrre pneumatici Ultra High Performance. Grazie anche al contributo di Renzo Piano, il Polo di Settimo Torinese rappresenta anche uno dei primi esempi di fabbrica direi "fabbrica bella" perché accogliente, sicura, sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Basti pensare al successo che sta registrando la sua biblioteca aziendale o ai concerti organizzati in fabbrica, di cui il prossimo è previsto a settembre nell'ambito di MiTo con "Il canto della fabbrica", una musica composta per il violino di Salvatore Accardo e nata proprio ascoltando ritmi, suoni, rumori, armonie dello stabilimento di Settimo. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la collaborazione con le istituzioni locali, con le rappresentanze sindacale e con il Politecnico di Torino sul fronte della ricerca e dell'innovazione. Una collaborazione tra pubblico e privato che diventa ancor più importante nel caso delle Pmi.
D: E' una rivoluzione solo per le piccole imprese o impone un cambiamento anche alle grandi?
R: La trasformazione riguarda tutti ed è a trecentossesanta gradi. Le grandi imprese devono fare da guida per le Pmi e ogni azienda, piccola o grande che sia, deve adeguarsi all'Industry 4.0 per poter continuare a competere a livello internazionale. Il 'made in Italy' può contare su prodotti d'eccellenza e su una ricerca di altissimo livello e ha oggi l'occasione di rafforzare ulteriormente il proprio marchio nel mondo.

 

 

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