Si muove come un veicolo telecomandato e può cambiare forma, permettendo alle persone con gravi problemi motori di spostarsi restando in piedi, e rendendo più agevoli e sicure le loro attività quotidiane. È la carrozzina del futuro, vanto della ricerca e dello sviluppo tecnologico italiane. Il prototipo esiste già, si chiama Rise (Robotic innovation for standing and enabling) ed è stato presentato a Roma, nella sede dell'Inail. A realizzarlo il Centro di riabilitazione motoria Inail di Volterra e l'Istituto di biorobotica della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa.
"È un modello di biorobotica sociale, applicata alla riabilitazione di persone che hanno subìto un grave infortunio", ha detto Maria Chiara Carrozza, ex titolare del dicastero dell'istruzione nel Governo Letta e docente di bioingegneria industriale alla Scuola Sant'Anna di Pisa. Partito nel 2013, il progetto è da poco entrato nella fase di sperimentazione clinica, che coinvolgerà una decina di persone e si concluderà a giugno del 2018. "L'impegno ulteriore - ha aggiunto Massimo De Felice, presidente dell'Inail - è accorciare il trasferimento tecnologico e avere la possibilità di organizzare delle start-up di utilità sociale per la commercializzazione".
Un progetto nazionale di industria 4.0 per la salute - e' stato sottolineato - che oltre a dare risposte ai bisogni di chi ha una disabilita' aiuterebbe il progresso nei servizi, darebbe posti di lavoro nell'innovazione con vantaggi sociali ed economici. ''Serve un lavoro corale e coordinato - ha detto il Direttore generale dell'Inail Giuseppe Lucibello - con ministeri e governi 4.0 confermando cosi' l'opportunita' di mettere in rete collaborazioni virtuose per migliorare la qualita' della vita di tanti nostri assistiti ed il loro reinserimento sociale e lavorativo''.
La domanda di brevetto è già stata depositata e a partire dalla fine del 2018 la prima carrozzina robotica italiana dovrebbe entrare in commercio. Il suo aspetto più innovativo è permettere di muoversi mantenendo la postura eretta. "Rise dà a chi è disabile una grande autonomia, grazie a un comando manuale col quale può sollevarsi - ha spiegato Paolo Catitti, primario fisiatra del Centro di riabilitazione motoria Inail di Volterra -. Questa caratteristica offre anche un grande aiuto psicologico ai pazienti, perché dà loro la possibilità di guardare negli occhi il proprio interlocutore". Per Maria Chiara Carrozza "Rise, come dice il termine stesso che in inglese significa 'mettersi in piedi', è un esempio di come la tecnologia possa ridurre alcune disabilità, migliorando la qualità della vita delle persone. Dimostra, quindi - ha concluso - che non sempre è corretto pensare che la robotica rubi il lavoro. In questo caso, infatti, aiuta le persone paraplegiche a essere più autonome nell'alzarsi dal letto e spostarsi in casa, o a tornare a lavorare".
Per Rise sono in campo interessi commerciali da parte di alcuni realta' italiane e di una multinazionale cinese ma il prodotto - assicurano - restera' una tecnologia Made in Italy con costi che nel breve termine potrebbero abbattersi del 50% ed entrare nell'uso comune.