Web tax in agenda del G7 Finanze di Bari
Francia e Germania pronte a fornire proprio appoggio
(ANSA) - ROMA, 23 MAR - Il tema web tax sembra ormai
sdoganato, almeno in Italia. Tanto che al G7 finanziario di
Bari, Pier Carlo Padoan, appoggiato da Francia e Germania, e'
pronto a proporre a tutti i partecipanti una discussione
specifica che apra la strada alla condivisione di una tassazione
comune dell'economia digitale.
La questione, gia' al centro in questi mesi di un'analisi
attenta degli operatori del settore, e' pero' particolarmente
complessa, non solo per la difficolta' di coinvolgere piu' Paesi
contemporaneamente ed evitare cosi' squilibri e disomogeneita'
dannosi per l'attrattivita' imprenditoriale di uno Stato
piuttosto che di un altro, ma anche per la problematicita' della
nuova economia. Sotto l'ombrello di web economy si accomunano
infatti spesso aziende che di comune hanno ben poco, al di la'
della piattaforma internet, sulla quale vendono a volte
prodotti, altre volte servizi, altre informazioni, altre ancora
un patrimonio inestimabile dei dati.
"Non tutta l'economia digitale e' uguale anche ai fini della
tassazione - spiega il direttore dell'Agenzia delle Entrate
Rossella Orlandi - ci sono servizi piu' facilmente aggredibili,
altri per cui bisogna cambiare le regole. Bisogna sezionare il
problema e analizzarlo settore per settore". Scegliere un tipo
di tassazione tradizionale uguale per tutti non sembra quindi la
via piu' automatica. Soprattutto se si pensa ad un modello di
imposta indiretta. "Non possiamo introdurre un'imposta che abbia
le stesse caratteristiche dell'Iva o ci prendiamo una procedura.
L'Iva e' comunitaria", prosegue Orlandi.
Rispetto a pochi mesi fa, quando ancora in sessione di
bilancio il governo Renzi levo' gli scudi di fronte ad un
emendamento alla manovra per una nuova "tassa Airbnb", o
rispetto alla ripetuta bocciatura della Google tax promossa da
Francesco Boccia, il clima sembra decisamente cambiato. Dal
Lingotto Maurizio Martina, spalla di Matteo Renzi alla kermesse
torinese, twittava a favore di una nuova tassa internazionale
sulle transazioni finanziarie e della web tax. Un modo che
permetterebbe, secondo i dem e secondo il governo, di far
rientrare i giganti del web nelle maglie del fisco in un'ottica
redistributiva e di equita' sociale.
L'idea non pare del resto dispiacere nemmeno a Padoan, che
non ha escluso "un'esplorazione" della materia in vista della
prossima manovra 2018.
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