di Redazione ANSA

La lotta ai cambiamenti climatici

Avviare la transizione verso un’economia “low carbon”, a basse emissioni di carbonio, che vedrà le fonti rinnovabili al centro del sistema energetico europeo. Questo l’obiettivo che si è posta l’Ue, fra i principali promotori dell’accordo sul clima raggiunto a Parigi nel 2015 per contenere il riscaldamento climatico entro i 2°C rispetto ai livelli pre-industriali. La tutela del pianeta passa poi attraverso un cambiamento radicale della nostra economia, che l’Unione europea vuole sempre più circolare, la salvaguardia dell’ambiente e della qualità dell’aria, e un quadro di sostegno aggiornato per l’agricoltura biologica.

 

 

La COP22

La COP 22

Fra il 7 e il 18 novembre 2016 si è svolta a Marrakech (Marocco) la 22esima conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (COP22). Dopo lo storico accordo raggiunto a Parigi nel 2015 ed entrato in vigore a tempo di record, la COP22 doveva segnare il passaggio dalle parole ai fatti. L’Ue vi ha partecipato con delegazioni di Commissione Ue, Parlamento europeo e Comitato europeo delle Regioni, che hanno preso parte alle discussioni su come finanziare l’implementazione dell’accordo di Parigi e sostenere i Paesi in via di sviluppo nella loro lotta ai cambiamenti climatici, con uno sguardo preoccupato anche allo scetticismo verso questi temi del nuovo presidente statunitense Trump.

 

 


La rivoluzione energetica

La rivoluzione energetica

Per ridurre progressivamente le emissioni di gas a effetto serra fino al 2050, quando si auspica il passaggio a un’economia “low carbon”, l’Unione europea ha fissato una serie di obiettivi di medio termine che guardano al 2020 (taglio del 20% delle emissioni di gas serra, 20% dell’energia da rinnovabili e miglioramento del 20% dell’efficienza energetica) e al 2030 (taglio 40%, 27% da rinnovabili e 27% efficienza energetica). Nel novembre 2016, la Commissione Ue ha presentato un pacchetto di misure chiamato “Energia pulita per tutti gli europei” volto ad agevolare la transizione verso le rinnovabili e incoraggiare gli investimenti. Ma le politiche energetiche sul clima passano anche dalla riforma del sistema delle quote-carbonio (Ets) e dalla modifica del regolamento sul cosiddetto ‘effort sharing’, che riguarda settori come edilizia, trasporti e agricoltura. Quest’anno cominciano i negoziati fra le istituzioni Ue per raggiungere un accordo su entrambi i dossier, che però, allo stato attuale, resta ancora molto distante.

 

 


La salvaguardia dell’ambiente

La salvaguardia dell’ambiente

Al centro del dibattito europeo per la tutela dell’ambiente e quindi della salute pubblica c’è innanzitutto la riduzione dell’inquinamento atmosferico, che ogni anno in Europa provoca 467mila morti premature. Alcune zone dell’Italia hanno i livelli di smog fra i più alti d’Europa, per questo a febbraio la Commissione ha deciso di dare il via alla seconda fase della procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese che riguarda l’inquinamento eccessivo da biossido d’azoto (NO2).
Il 31 dicembre 2016 è entrata in vigore la nuova direttiva sullo smog che impone agli Stati limiti più severi per le emissioni di cinque inquinanti atmosferici. Intanto, continua il lavoro della commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sullo scandalo “Dieselgate” che ha coinvolto Volkswagen e altre case automobilistiche, mentre l’Ue è corsa ai ripari varando nuove norme per i test sulle emissioni dei veicoli. Sulle regole per le future omologazioni, la partita resta ancora aperta.

 

 


L’economia circolare

L’economia circolare

Dopo che, nel dicembre 2015, la Commissione europea ha presentato il suo pacchetto di proposte, quest’anno tocca al Consiglio e al Parlamento Ue ufficializzare le proprie posizioni sull’economia circolare. La parte del dossier relativa ai rifiuti è stata affidata all’italiana Simona Bonafé (Pd), la cui relazione è stata approvata a marzo dalla plenaria. Secondo Bruxelles, il passaggio a un’economia circolare potrebbe portare a risparmi per 600 miliardi di euro e alla creazione diretta di migliaia di nuovi posti di lavoro, oltre che a una riduzione annuale di 450 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio nell’Ue.

 


L’agricoltura biologica

L’agricoltura biologica

Sul finire dello scorso anno, la Commissione Ue ha avviato le discussioni per delineare il futuro della Pac dopo il 2020, per fare in modo che la nuova politica agricola sia capace di dare risposte sui temi dello sviluppo sostenibile e del cambiamento climatico. Ma se tale riforma non vedrà la luce prima di alcuni anni, il 2017 potrebbe invece portare con sé il rinnovamento del quadro normativo sull’agricoltura biologica. A febbraio la presidenza maltese ha presentato la propria proposta di compromesso, sperando di riuscire a superare l’impasse nel quale ci si trova ora, dopo oltre un anno di negoziati.