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Dai mobili di lusso all'abbandono

Dai mobili di lusso all'abbandono


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

di Redazione ANSA


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La storia dei cantieri Culturali alla Zisa inizia nel 1800, quando l’area, uno dei principali esempi di archeologia industriale della città, ospitava la sede di una fabbrica di mobili, la Golia. Sotto la direzione dell’ingegnere francese Vittorio Ducrot, da cui poi la struttura prese il nome, gli stabilimenti diventarono uno dei principali mobilifici europei: alle spalle del castello arabo-normanno della Zisa, nei 55mila metri quadrati dei padiglioni, il massimo esponente del liberty palermitano, Ernesto Basile, creava e progettava. Nel 1902 le Officine arrivarono ad avere 2.500 dipendenti e nel 1930 ci fu il debutto in Borsa. I mobili del Basile trovarono posto nelle case dei nobili di Palermo, nel Grand Hotel Villa Igea, sulle navi da crociera dell’imprenditore Florio e a Montecitorio. Durante la prima guerra mondiale la fabbrica venne riconvertita e usata per assemblare idrovolanti e i cacciabombardieri per le flotte d’Italia, Francia e Inghilterra. Poi il declino e l’acquisizione dell’area da parte di un gruppo di imprese genovesi. Fino alla chiusura alla fine degli anni ’60, all’alba del sacco edilizio che avrebbe trasformato, deturpandolo, il volto della Palermo liberty. Il tentativo di alcuni speculatori di abbattere i manufatti per farne area edificabile fallì. E i padiglioni rimasero in stato di abbandono fino al 1995, quando la Giunta comunale di Leoluca Orlando decise di acquistare quel che ne restava. La lenta metamorfosi delle ex officine Ducrot comincia allora e dura anni. 

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