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L’Unione e l’Europarlamento
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La crisi causata dalla pandemia di Covid-19 ha stravolto i piani delle istituzioni europee, che prevedevano nel 2019 diversi mesi di duri negoziati sul bilancio 2021-2027 dell’Unione europea (detto anche Quadro finanziario pluriennale – Qfp). Lo strumento che definisce le risorse economiche che avrà a disposizione l’Unione nel prossimo settennato si è trasformato nel perno della strategia della Commissione europea per la ripresa, il ‘Recovery plan’. Per questo la presidente Ursula von der Leyen ha annunciato di voler rivedere la proposta di Qfp che la Commissione presentò nel maggio 2018, quando non era nemmeno lontanamente immaginabile una crisi come quella che stiamo attraversando.
L’obiettivo principale della Commissione europea era quello di arrivare alla conclusione dei negoziati sulla portata del bilancio post 2020 entro le elezioni europee di maggio 2019. Lo scopo era duplice: evitare ritardi che potressero avere ripercussioni sull’avvio dei programmi operativi relativi ai fondi strutturali, e soprattutto scongiurare il pericolo di dover ricominciare da capo i negoziati una volta insediatasi una maggioranza parlamentare diversa da quella attuale, con una forte componente sovranista.
L'obiettivo non è stato raggiunto, ed ora è a rischio persino il fatto di trovare un'intesa entro il 31 dicembre 2020.
L’aula di Strasburgo ha approvando già a novembre 2018 la sua posizione negoziale. Questa prevede un aumento del 16.7% rispetto a quanto messo sul tavolo dall’esecutivo nel capitolo “Coesione e valori”, toccando quota 457.540 milioni. A livello dei tre fondi strutturali, tale aumento aumento si ripercuote in particolare sul Fondo sociale+, per il quale il Parlamento chiede +11% di risorse, mentre la Commissione vorrebbe un -7%.
La volontà di arrivare a una decisione in tempi brevi si è però scontrata con il freno a mano tirato dagli Stati membri dell’Unione. Nemmeno un Consiglio europeo fiume convocato dal presidente Charles Michel nel febbraio scorso è servito a trovare un accordo. Il pacchetto messo sul tavolo da Michel si è scontrato con il blocco dei Paesi cosiddetti 'frugali' (Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia), che non vogliono sentir parlare di un bilancio superiore all'1% del Rnl europeo.
La crisi provocata dal coronavirus potrebbe aver convinto anche i governi più refrattari a dotare il Qfp delle risorse necessarie per far ripartire l'economia europea. Tutto dipenderà dalla proposta che sarà in grado di mettere sul tavolo la Commissione.
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