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Una donna, mille donne nel '900 italiano

A Firenze la figura femminile e gli artisti del secolo scorso

Luciano Fioramonti FIRENZE

FIRENZE - La donna secondo gli artisti del secolo scorso, un racconto che oggi acquista un significato particolare alla luce dell'evoluzione della sensibilità collettiva provocata anche dall' onda #MeToo e l'occasione per riflettere sul posto nel mondo occupato dall' "altra metà del cielo". Punta ad andare oltre la mera raccolta di lavori accomunati da un tema la mostra "XX Il genere femminile nell' arte del '900 italiano", curata da Monica Cardarelli, in programma a Firenze dal 16 settembre al 2 ottobre nella Galleria Marletta, a pochi passi da Palazzo Pitti.

"Circa un centinaio, tra dipinti, disegni, pastelli, bronzi, terrecotte e ceramiche rappresentano altrettante immagini femminili. Mogli o amanti, vergini o puttane, madri sante come la Madonna o diavole mangiatrici d'uomini; adolescenti caste o mature Maddalene, ma anche dee, ninfe, personificazioni leggiadre della Primavera o dell'Italia, giunonica e turrita", spiega la storica dell'arte illustrando il mosaico composto con le opere di grandi maestri della pittura e della scultura e, in particolare, di nove artiste. Lo stesso titolo della mostra si presta a letture diverse: "Quella doppia X è allo stesso tempo il gene che determina il sesso di una donna - precisa - ma anche quel secolo Ventesimo, che ha visto più di ogni altro cambiare tanto e così velocemente il ruolo, lo stato, l'aspetto e la condizione femminile, tanto nella vita quanto nell'immaginario, così come l'arte l'ha registrato".

L'opera più antica è di Giulio Aristide Sartorio, un pastello di fine Ottocento di una giovane vergine preraffaellita dalla lunga veste botticelliana. All'estremo opposto, è il collage polimaterico di Margherita Vanarelli, espressione del consumismo anni '60, che assembla ritagli di pubblicità per comporre una moderna casalinga con bambino sul seggiolone che evoca un marito ubriaco. Ad aprire il Novecento le opere dello scultore Libero Andreotti, che nei primi del secolo elesse nei suoi modi liberty la donna a suo quasi unico soggetto. Tra le artiste Adriana Bisi Fabbri, cugina di Boccioni, di cui è in mostra un gigantesco Autoritratto (1903); di Marisa Mori, che fu allieva di Casorati e poi futurista, sono l'Autoritratto (1928) e il suggestivo "Donna che legge in riva al mare" (1929). Edita Broglio, fondatrice insieme con il marito Mario della rivista "Valori Plastici", firma il grande disegno preparatorio per Terrazza sul Mare (1949). Elica e Luce Balla, figlie del grande Giacomo, si ritraggono a vicenda, mentre il padre ritrae Luce che dipinge (1935). Poco nota è Lila de Nobili, costumista e scenografa, di cui viene presentata una tempera in cui Maria Callas è nei panni di Violetta per la Traviata di Luchino Visconti del 1955. E poi Guttuso, Vespignani, Prampolini, Afro, Severini, Ferrazzi, Savinio, Marini. Del pittore romano Alberto Ziveri sono le prostitute di bordello, in un piccolo quadro appartenuto a Zavattini, e un grande ritratto della moglie, nuda, col cilindro in testa ed il ventaglio in mano, tra suonatori e spettatori. Il Ritratto della Duse (1910), il Ritratto di Dina Galli (1913), e un Nudo in penombra, sono opera di Enrico Sacchetti, "un altro grande misogino - ricorda la curatrice - che amò tanto le donne, da morire suicida per il rifiuto di una trentenne, a novant'anni". Per Mario Sironi l' Italia è una donna vestita e fascista con il moschetto o l'elmo da ex-combattente.

Diverse, incantevoli e fiabesche, le donne dello scultore Andrea Spadini. Dino Buzzati, che fu anche artista figurativo originale, in Harem (1958) mostra un emiro che sogna grappoli di natiche e mammelle senza volto. Un posto a parte è riservato ad Achille Funi, con un cartone per gli affreschi della Cattedrale di Tripoli che ritrae Felicita Frai, allieva praghese e amante del pittore, poi immortalata in un affresco nel Palazzo Ducale di Ferrara come la giovanissima Parisina, fatta decapitare dal marito Niccolò III d'Este nel 1425 per essersi infatuata del figliastro Ugo, ucciso allo stesso modo. Monica Cardarelli - che porterà la mostra nella sua Galleria del Laooconte a Roma e a dicembre nella galleria aperta recentemente in Ryder Street, nel cuore di Londra - ha scelto non a caso proprio il cartone di questa tragica "storia antica e moderna" come immagine-simbolo della esposizione.

"L'idea di mettere insieme lavori così diversi non è nata da un giorno all' altro ma è stata frutto di un lungo lavoro - spiega - che offre spunti di riflessione per entrambi i sessi, dallo spazio negato alle donne nel secolo scorso per affermarsi in un mondo dell' arte dominato dalle figure maschili, alle difficoltà pratiche per le pittrici di ricorrere a modelle e modelli per lo studio del nudo, alle esperienze artistiche di coppie in cui il cognome del marito ha oscurato quello di lei, alle accademie che per lungo tempo hanno aperto le porte soltanto agli uomini".

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