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Il contemporaneo da Kounellis a Shiota

Dal 20/5 a Domodossola la passione di gallerista di Scognamiglio

Nicoletta Castagni

  DOMODOSSOLA -Da Kounellis a Shiota, da Mimmo Paladino a Antony Gormley, Maddalena Ambrosio o Jenni Hiltunnen, il fermento, spesso caotico, della produzione artistica degli ultimi vent'anni è al centro di una bella mostra allestita dal 20 maggio al 15 ottobre negli spazi del Palazzo San Francesco, a Domodossola (Verbano). Esposte 24 opere e installazioni, che oltre a illustrare i mille rivoli della creatività contemporanea, raccontano la passione e la lungimiranza di Mimmo Scognamiglio, rappresentante di quella scuola di galleristi napoletani che, nel mondo, hanno contribuito in maniera sistematica, e con fare imprescindibile, alla comprensione e al sostegno delle generazione di artisti operativi a cavallo tra il XX e XXI secolo. Con il titolo 'Have a Nice Time. Da Kounellis a Shiota', l'importante rassegna è stata promossa e realizzata dall'assessorato alla Cultura del comune di Domodossola nell'ambito delle iniziative dell'Associazione Musei d'Ossola . A curarla, Antonio D'Amico, che, in stretta collaborazione con lo stesso Scognamiglio, ha messo a punto un progetto espositivo capace di restituire il variegato panorama della creatività artistica italiana e internazionale di questi ultimi decenni, rendendo conto delle ricerche e delle tematiche abbracciate dai maestri più significativi. Lo scopo dichiarato dai curatori è del resto molto ambizioso, vale a dire rispondere all'ardua domanda a che cosa serva l'arte. 'A trovare se stessi' sarebbe la risposta implicita, anche se non del tutto, che trapela da opere, performance, installazioni, una verità profonda, solo apparentemente banale o retorica, che tocca tanto i singoli artisti quanto i galleristi e infine gli appassionati e i collezionisti. In questo panorama, ricco di nuove modalità di pensiero visuale e di idee, si inseriscono dunque il lavoro e la passione di Mimmo Scognamiglio, che in tale seduttivo girotondo ha rappresentato un anello di congiunzione tra artisti in grado di cavalcare linguaggi e proporre nuove letture del reale e dell'Io e i collezionisti, sempre alla ricerca di immagini in cui ritrovarsi. La mostra propone così il suo percorso, dal 1995 a oggi, tra artisti e correnti, riassunto dalle opere allestite nell'antica chiesa medioevale, un racconto per immagini che diventa il fissante di istanti di vita vissuta, di pensieri sconnessi tra loro che si lasciano ricomporre o dipanare dal pubblico con singolarissime interpretazioni e chiavi di letture. Una rilettura critica che permette di affiancare artisti caratterizzati dai più svariati cammini mentali: Maddalena Ambrosio, Chiharu Shiota, Antony Gormley, Peppe e Lucio Perone, Jason Martin, Mimmo Paladino, Joerg Lozek, Daniel Canogar, Jannis Kounellis, Jenni Hiltunnen, Jaume Plensa, Anneé Olofsson, Bernardi Roig, Marcus Harvey, Gavin Turk, Giovanni Manfredini, Ximena Garrido Lecca, Spencer Tunick, Julian Opie, Max Neumann, Massimo Kaufmann, Franco Rasma. Certamente uno spaccato caotico, ma pieno di fermento della cultura artistica degli ultimi decenni, non sempre ben definibile entro un linguaggio riconoscibile e univoco, ma che ha portato questi artisti a sovvertire il vecchio concetto di bellezza e a definire spiazzanti, inediti percorsi 

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