Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Tempo Libero

2001 Odissea nello spazio, 50 anni dopo l'apoteosi della fantasia al potere è ancora mito

Il 12 dicembre usciva in Italia il capolavoro di Kubrick. Storia e aneddoti

2001 ODISSEA NELLO SPAZIO © ANSA
  • Redazione ANSA
  • 07 dicembre 2018
  • 20:19

Cinquanta anni fa, il 12 dicembre 1968, usciva nelle sale italiane “2001: Odissea nello Spazio” , il capolavoro di Stanley Kubrick, pietra miliare della storia del cinema e fondante del genere cinematografico della fantascienza. La lavorazione, come sempre nella filmografia del misterioso maniacale, perfezionista regista americano, è un film nel film durato quasi 4 anni di preparazione dal primo incontro tra il regista e Arthur C. Clarke – ispiratore e co-sceneggiatore della pellicola – agli ultimi tagli dopo la prima americana. Il mago degli effetti speciali Douglas Trumbull (nello speciale di Wonderland su Rai4) racconta: “La possibilità di inserire gli alieni nel film era costante, ci stavamo provando tutti, ci stavo lavorando anch’io. Il problema non è che non avessimo provato a realizzare gli alieni, ma solo la mancanza di tempo. Stanley alla fine decise – secondo me saggiamente – di non inserire gli alieni nel film, di suggerire la loro esistenza senza renderli manifesti e credo che questo abbia reso il film migliore.” La genesi creativa di uno dei titoli più iconici dell’intero XX secolo è l’altra faccia di una vera e propria odissea produttiva, con il perfezionismo del maestro a sfidare i limiti di costo di una macchina realizzativa incredibilmente complessa.

Alla sua uscita, dopo 4 anni di lavoro e 12 milioni di dollari spesi, “2001: Odissea nello Spazio”, venne accolto piuttosto freddamente sia negli Stati Uniti che in Italia. Alla prima del film, il 4 aprile 1968, Rock Hudson esclamò: «C’è qualcuno in sala che sappia spiegarmi qualcosa?». Qualche giorno dopo, Kubrick affermò: «Se qualcuno ha capito qualcosa, ciò significa che ho sbagliato tutto…». In questo botta e risposta a distanza sta il segreto del mito di “2001: Odissea nello Spazio”. Il successo di questo film, infatti, non affonda le sue radici solo nella sua estetica visionaria o nella spettacolare connessione tra immagini e musica, ma nella filosofia che Kubrick ha così sintetizzato nell'intervista del New York Times del 14 aprile 1968: «Il film è un trattato mitologico. Il suo significato va ricercato a un livello viscerale e psicologico piuttosto che grazie a una specifica spiegazione letterale».

Alla sua uscita il film fu, per la cinematografia quello che il '68 fu per la cultura giovanile. “2001” è, infatti, l'apoteosi della “fantasia al potere” nel cinema. Tuttavia se oggi, 50 anni dopo, il '68 per i giovani è “attuale come lo sbarco dei Mille” 2001, nonostante nessuna delle sue “premonizioni” (a esclusione, forse, della fine della Guerra Fredda) si sia avverata, è un mito i cui semi hanno germogliato in ogni ambito creativo come evidenziano a Milano la mostra “2001 A Tribute to Odyssey” e il documentario “2001 Secondi” realizzato da La Tenda Rossa entrambi al centro dell'evento ideato da Fabiano Ambu, Riccardo Mazzoni e Rosa Puglisi per celebrare i 50 anni di questo visionario racconto di “pre-scienza”. 

La mostra
“2001: Odissea nello Spazio” non si limita a dettare le nuove regole del genere cinematografico di fantascienza, è un road movie nella nostra psiche attraverso domande che non avranno mai risposta, ma che grazie a Stanley Kubrick prendono vita sullo schermo. Un film sull’eternità, sulla vita, sulla circolarità dell’esistenza che rimane tuttora inarrivabile nella sua perfezione tecnica e visionaria. La mostra “2001: a tribute to Odyssey” è il modo di 18 tra fumettisti, illustratori e artisti che attraverso pittura, videoart, e installazione si sono cimentati con questo capolavoro cinematografico (Fabiano Ambu / Francesco Barcella / Alessandro Bocci/ Michele Carminati / Antonello Catalano / Andrea Fattori/Liana Ghukasyan / Alberto Locatelli / Mauro Magni/ Nicole Marradi / Daniele Murtas / Giancarlo Olivares/ Stefano Pasini / Carolina Ricciulli / Marina Scognamiglio / Cristina Stifanic / Walter Trono / Vorticerosa) per ripagare, seppur in minima parte, il debito nei confronti di un’opera che ha lasciato il segno nell’immaginario di tutti noi. «Attraverso lo sguardo di Stanley Kubrick» dice Fabiano Ambu, curatore della mostra, «abbiamo sbirciato l’eternità, e come i primati del film abbiamo toccato la grandezza della sua opera realizzando gli omaggi che avrete modo di vedere».

IL MONOLITE
Il monolite nero che apre il film di Kubrick arrivando sulla Terra accompagnato dalle note di Strauss, elemento misterioso portatore della conoscenza e del progresso a cui le scimmie tendono le mani, è diventato il vero e proprio simbolo di tutta la pellicola.

Il 12 dicembre il tributo milanese si chiude al cinema Arcadia di Melzo dove alle 20.30 viene proiettata la versione in lingua originale senza sottotitoli della pellicola presentata al Festival di Cannes 2018: “O.V. 70MM - 2001: A SPACE ODYSSEY”. Questa spettacolare versione è quella in 70MM Large Format Film supervisionata dal regista Christopher Nolan.  

2011 ODISSEA NELLO SPAZIO - LA STORIA

Tutto ha inizio in un deserto roccioso dove delle scimmie si aggirano stupite intorno a uno strano ed enorme monolite nero. Poi uno degli animali comprende che un semplice osso può essere usato come arma. Così arriverà ad uccidere, a nutrirsi di carne e a sottomettere i suoi simili. È l’alba dell’uomo. Lo stesso uomo che migliaia di secoli dopo troviamo in viaggio nello spazio, diretto verso una base scientifica insediata su un pianeta dove è stato scoperto un monolite nero che emette potenti irradiazione verso Giove. Gli scienziati sono convinti che quella lastra di pietra sia stata collocata lì da tempo immemore da una volontà intelligente.
Durante il viaggio verso Giove entra in scena il super computer di bordo che governa l’astronave Discovery: Hal 9000. L’unico a conoscere il vero obiettivo della missione. Ma, quando due uomini dell’equipaggio si accorgono che il cervello elettronico ha commesso un errore, decidono di spegnerlo. La macchina però non è disposta a morire e per sopravvivere uccide tutti i membri dell’equipaggio, tranne uno che poi riuscirà a distruggere il computer. Improvvisamente nei pressi dell’astronave compare danzando nel vuoto il monolite nero. Il superstite continua il suo viaggio verso Giove.
Infine, l’astronauta, dopo essere stato inghiottito in un vortice di luci e colori sfavillanti, si ritrova in una grande stanza asettica di fronte a un vecchio che non è altri che sé medesimo. Poi lo si vede giacere in un letto, ai piedi del quale si innalza il monolite nero. Subito dopo nello stesso letto il vecchio ritorna nella condizione di feto.

Al di là dei grandi valori estetici e simbolici dell’opera, osserva Giuseppe Colangelo in occasione del grande tributo milanese al capolavoro, Kubrick mette in atto una sorta di disubbidienza artificiale, abbandonando i passivi soggetti umani alla mercé del frutto della loro stessa ambizione. Ovvero li sottomette alla volontà di Hal 9000. Così, dopo aver invertito i ruoli dell’uomo e della macchina, la quale pur consapevole di essere giunta al capolinea riesce a non rivelare lo scopo effettivo della missione, Kubrick sembra rivolgersi allo spettatore attraverso la voce del super computer. Ma non fa sconti per accattivarsi le simpatie del pubblico, anzi sembra porlo di fronte a pesanti interrogativi: quale futuro attende l’uomo? Sopravviverà alle sue stesse scoperte e ai condizionamenti di vita che esse impongono? Il film è talmente sorprendente da condizionare profondamente l’immagine che lo spettatore di allora aveva dello spazio. Nella realtà l’uomo non è ancora sbarcato sulla luna. E Kubrick ce lo porta con un anno di anticipo. Il realismo stupefacente del suo film è suffragato successivamente dalle immagini inviate sulla Terra dalla Missione Apollo 11. Immagini che contribuiscono a rendere ancora più realistico il suo sguardo avveniristico. Un film, infine, lontano anni luce da quel moralismo di maniera che in genere sullo schermo, dopo catastrofi o minacce aliene, si esplicita nella salvezza degli eroi positivi e conclude le sue storie ripristinando lo stato di quiete iniziale.

  • Redazione ANSA
  • 07 dicembre 2018
  • 20:19

Condividi la notizia

Vai al Canale: ANSA2030
Modifica consenso Cookie