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Moda

Maria Grazia Chiuri si racconta, da Roma alla Parigi di Dior

Direttrice creativa maison francese, ogni giorno mi rimetto in gioco

 © ANSA
  • di Patrizia Vacalebri
  • ROMA
  • 28 gennaio 2018
  • 09:05

"Credo che il fatto di essere nata in una città come Roma, con la dimestichezza con il passato che questo comporta, mi abbia permesso di affrontare con leggerezza anche Parigi e una maison come la Christian Dior, dove mi è stato detto subito 'sei in un'azienda fatta di donne'". Eccola sempre schietta e naturalmente propensa a schierarsi dalla parte delle donne, è Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa della Christian Dior, prima donna appunto, ad aver preso le redini della maison forse più profondamente francese.
Chiuri è stata ospite di Altaroma, del terzo appuntamento di Roman's Romance, talk che si è svolto al Museo Maxxi, in un sala dell'auditorium troppo piena per accogliere le centinaia di giovani, bloccate all'ingresso, che avrebbero voluto sentire dal vivo la couturier.
Il talk che doveva sottolineare il valore di Roma come luogo della creatività, si è inevitabilmente spostato anche sulla moda, su Dior e sul ruolo femminile nella società. "Noi siamo una generazione che ha sentito il cambiamento sociale" ha detto Chiuri. "L'errore è stato dare per scontato che i diritti acquisiti fossero per tutto e per tutte" ha precisato la couturier.  "Io ho due figli - ha ribattuto Chiuri - e so che devo essere un esempio per loro.
Anche la moda deve autodefinirsi per i giovani. Io ogni giorno mi rimetto in gioco, ci provo modestamente. E il fatto di venire da una città aperta come Roma, mi ha aiutata molto anche nel lavoro". Il libro 'Come mai non ci sono grandi artiste' è una provocazione - ha aggiunto - è un fatto culturale, per me ci sono e hanno dovuto faticare molto per affermarsi".

Sull'ispirazione creativa Chiuri ha detto: "E' difficile spiegare una collezione fatta in poco tempo. I tempi della moda sono velocissimi, per cui spesso è come se riportassi nella moda quello che succede. Ma i giovani ci chiedono di mostrare i propri valori, ciò che si è". "Quando sono arrivata da Dior, non avevo ben capito. Io sono così un pò naif. Poi con la mostra sui 70 anni della maison ho studiato i suoi archivi e ho realizzato dove mi trovavo". Infine sulla antica rivalità dei francesi e degli italiani sulla moda. "Loro sanno promuovere molto bene la loro moda, diversa da quella italiana, ma possiamo convivere"

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