L’erba rasata e i prati all’inglese sono un verde 'poco ecologico' e 'non naturale'. Basti pensare al consumo di acqua e all’uso di concimi chimici per curare giardini del genere (anche facendo strage di insetti che ci vivono dentro). Per rispettare davvero il paesaggio sarebbe bene sposare i nuovi dettami dell’ungardening, ovvero della cura del verde in modo totalmente ecologico.
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Niente antiparassitari, niente anticrittogamici e niente piante esotiche o erba geneticamente modificata. Solo piante autoctone, essenze native e uso di terricci, concimi naturali e (per chi può) piccoli stagni: un inno alla crescita spontanea del verde invitante per insetti, invertebrati, api, farfalle e fauna (scoiattoli, uccelli, pesci, rane).
Il trend, anglosassone, sta prendendo piede in tutta Europa e fa capolino timidamente anche in Italia. Dopo gli orti sui balconi, il giardinaggio è di fronte ad un nuova svolta? “L’ungardening ha l’obiettivo di ripristinare gli ecosistemi nativi, anche modificando un metro alla volta dei nostri spazi, dai giardini ai balconi, dai davanzali ai cortili dalle scuole e degli ufficii. Andiamo oltre la semina per gli impollinatori e ci sforziamo di raggiungere questo obiettivo coltivando piante autoctone ovunque e il più possibile, rimuovendo invece le specie invasive che soffocano le native e non permettono neanche agli insetti di vivere. Possiamo costituire una solida base su cui la natura può ricostruire ecosistemi funzionali e complessi” , spiegano gli esperti di Ungardening Native Plant (ungardening.org), organizzazione fondata nel 2018 a Durham, Stati Uniti, da Aubree Keurajian, specializzata in scienza dell’ambiente alla Cornell University.
"Cercare di rendere il proprio giardino più adatto agli uccelli, agli insetti e alla fauna ci fa vivere in armonia con la natura”, spiega Keurajian. Sostituire il classico giardinaggio con tecniche alternative dell'ungardening, compatibili con l’ambiente, significherebbe trasformare il proprio cortile in un paradiso terrestre. Il senso infatti è proprio quello di accompagnare la natura a fare il suo lavoro per creare delle aree spontanee protette che, in poco tempo, si popoleranno di animali.
(nella foto Euthamia graminifolia)
Guru dell’ungardening è l’inglese Jenny Steel (www.wildlife-gardening.co.uk), ecologista e specializzata nel giardinaggio della fauna selvatica da oltre 30 anni, oltre che autrice di libri e seminari sul tema. Per aprile consiglia di incoraggiare le api solitarie a fermarsi nel proprio giardino con piante fiorite e far crescere le ‘erbacce’ selvatiche rispettose della fauna (insetti, vermi). Intervistata dal Guardian ha dispensato consigli sul modo migliore per trasformare un giardino all’inglese in un idillio per uccelli, mammiferi e insetti mettendoci in guardia sull’uso di sostanze chimiche per avere prati più verdi e fioriture ripetute: “Rifiuta i pesticidi e fai lavorare la tua fauna selvatica per te. Il giardinaggio biologico è incredibilmente importante. Se stai usando pesticidi e spray, stai sostanzialmente rimuovendo una grande fonte di cibo, specialmente per gli uccelli, poiché si nutrono di piccoli invertebrati". "Contro le lumache, - ricorda Steel sul quotidiano inglese, - puoi usare una trappola di birra versandola in un piccolo contenitore a terra dove entreranno le lumache. Se gli afidi mangiano le tue rose puoi incoraggiare gli uccelli insettivori a venire a gustarsene appendendo una mangiatoia per uccelli accanto alle rose ". Il metodo ungardening prevede, per chi può, anche la creazione di stagni e vasche di acqua per dare la possibilità agli uccelli di bere e lavare le piume. Uno stagno attirerà anche rane e libellule, se non si abita nei centri delle città. Per essere fedeli al giardinaggio biologico e selvatico, naturalmente, non si può avere repulsione per gli insetti, fondamentali per mantenere l’ecosistema. Al contrario sarebbe bene creare zone umide di terra dove scartafacci, lombrichi e invertebrati possano rintanarsi. Infine il prato: l’ungardening non significa lasciare crescere erbacce e arbusti in libertà.
Le ortiche, ad esempio, vanno levate perché soffocano le altre piante. Altre varietà, seppure selvatiche, garantiscono invece il vero ecosistema attraente per insetti ed animali. Per attirare farfalle, coccinelle, api e falene tutti gli esperti invece concordano: la piante migliori sono la Buddleja (che però è invasiva, va quindi gestita) e le officinali come lavanda, rosmarino, origano, timo, verbena, achillea, maggiorana e menta. In ogni regione in Italia ci sono piante autoctonee da scoprire, così come tra le spontanee sono a primavera uno splendore le pratoline, ossia le margheritine: estirparle per far posto a piante coltivate è un vero peccato.