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0 Argentina

Mondiali: 'Con magie di Balotelli battete inglesi'

E' la profezia di Jaraquii che di mestiere fa il Paje lo stregone

Piercarlo Presutti e Tullio Giannotti MANAUS

"Con le sue magie Balotelli vi fara battere gli inglesi". Il vaticinio e' di uno che di magie e profezie se ne intende: si chiama Jaraquii, ed e' un indio amazzonico che di mestiere fa il Paje, lo stregone. Con l'osso al naso, un cono di legno con piume piantato nelle orecchie, collanine di conchiglie con un grande dente di giaguaro e la pelle ricoperta di tatuaggi, ha tutto dell'iconografa del ruolo. Effettivamente gli manca un po' di competenza tecnica calcistica, ma i suoi parametri per esplicitare il tifo degli indios per l'Italia nella gara di esordio al mondiale a Manaus contro i britannici sono altri. "Perche ci piace Mario? - spiega - Semplice, perché non è un giocatore bianco, non è come Messi, è come noi, gente colorata". Jaraquii e' un personaggio famoso a Santarém, citta' di porto fluviale sul Parana, dove ha una barca. Si dice che abbia molti soldi, avendo lui individuato un filone d'oro nel fiume.

E' stato delegato della FUNAI, l'organo di governo degli indios, ma non si sa a quale tribu' appartenga. C'e' anche chi dubita che sia un índio vero, ma forse e' invidia per la sua popolarita'. Jaraquii promette di fare un rito propiziatorio che aiuti l'Italia a vincere sabato contro l'Inghilterra. "Noi indios abbiamo imparato a giocare a pallone molto bene nei campionati indigeni che si tengono ogni anno presso le terre di un'etnia differente. Gli indios Wai-Wai per la prima volta nella nostra storia stanno aspirando al massimo campionato dello stato del Para' come il Remo e il Paysandu' di Belém. C'e' un ragazzino di 17 anni nella loro squadra che e' strabiliante: un vero Balotelli degli indios".

E conclude che tifera' Itália anche perche' a lui gli anglosassoni non piacciono. "Mi sono diventati antipatici da quando un inglese (o un americano, e' la stessa cosa) che aveva paura di me, mi chiese se ci fossero ancora degli índios cannibali. Io gli ho risposto di no, di stare tranquillo: perche' li abbiamo mangiati tutti". E ride mostrando i denti d'oro che valgono un capitale. Antonio Batista invece e' un indio vestito con abiti all'ultima moda da esploratore, con sul capo un cappello australiano. Va in giro su una bicicletta: sul manubrio e' issata una grande bandiera brasiliana.

"Ma a Manaus - dice - tifero' per l'Italia: la passione per la squadra azzurra ce l'ho da quando ero piccolo. Sono originario di questa regione con molta foresta e molte bestie selvagge, ma nella mia capanna io sognavo gia' di essere Baggio e di scartare tutti. Il mio amore per l'Italia dura imperterrito da allora". Se Jaime Rodrigues, un "caboclo", vale a dire un meticcio tra bianchi e indios, va controcorrente ("tifero' Inghilterra perche' se noi brasiliani incontriamo l'Italia, piu' avanti, saranno guai") a chiudere definitivamente il dibattito aperto dall'operazione simpatia lanciata dagli inglesi per recuperare un po' di tifo allo Stadio Arena Amazzonia ci pensa un marinaio, Ademir Silva: "Italia, Italia: io sto con chi ha i craque, i campioni. Balotelli lo e'. E poi e' nero". Almeno in quello, anche piu' di Pele'.... 

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